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L'ULTIMO INQUISITORE regia di Milos Forman

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Invia una mail all'autore del commento lorenzo971     8 / 10  15/04/2007 21:20:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Innanzitutto un elogio a Goya, pittore spagnolo di fine '700, la cui capacità espressiva è allucinante, per non parlare dei soggetti, grotteschi, ripugnanti, mostri non puramente inventati, ma generati dall'osservazione del mondo e della società di quel periodo.Una società tormentata dall'inquisizione, che mieteva vittime innocenti ovunque, mentre lo stato di degrado dei quartieri bassi è inversamente proporzionale allo sfarzo di quelli alti. Arresti , impiccaggioni, roghi, malattie, sofferenza, sono questi i modelli da cui il pittore trae spunto per i suoi quadri.
Ma il film non è incentrato sulla vita di Goya, ne su nessun'altro, veri protagonisti non ci sono, se non la società. E' la società la base del film, che è come uno spettatore che freddo e impassibile e vede i vari momenti della storia trascorrere, attraverso le vite dei personaggi, regalandoci una critica continua n on solo alla società, ma all'uomo stesso. Uomini corrotti, approfittatori, che hanno una fede cieca in dottrine false e che hanno a cuore solo i loro interessi.
Non ci sono vincitori, non vince il bene, il film ci mostra solo il trascorrere del tempo come processo di disgregazione e forse anche peggioramento, che ha effetti negativi su tutti i personaggi, che cambia, sconvolge, ma che alla fine si ripete in un ciclo senza fine, tornando, alla fine, alla situazione iniziale.Lo stesso pittore si deteriora, rimanendo giusto un fantasma di se stesso, e cosi tutti gli altri personaggi, a cui il destino, con un'ironia maligna, toglie ogni possibilità di riscatto.
Nel finale c'è il culmine della decadenza. La scena finale, che potrebbe apparire quasi divertente, è l'apogeo della tragedia rappresentata dal film, tragedia, che non è altro che la vita stessa.