caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE regia di Alfred Hitchcock

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
atticus     10 / 10  18/11/2011 18:58:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Vertigo" trascende ogni mio controllo. Probabilmente in questo commento non dirò tante cose che invece avrei voluto dire e, viceversa, dirò un sacco di cose fuori programma, ma è l'imbarazzo del dover parlare di un film che si ama incondizionatamente dal primo all'ultimo fotogramma. Quindi cosa dire? I soliti paroloni qualificativi andrebbero bene ma comunque non descriverebbero a sufficienza la grandezza di questo film, una delle ossessioni più travolgenti della storia del cinema. Storia d'amore e persecuzione necrofila mirabilmente fuse in un capolavoro dal fascino ammaliante, l'illusione dei sentimenti che sfocia in una morbosa ricerca della donna vagheggiata e amata, thriller onirico in cui gli oscuri meandri della psiche vengono indagati nei loro angoli più nascosti.
La chiave di "Vertigo" è tutta nella straordinaria sequenza della sequoia sempreverde, quando Madeleine sfiora i solchi della sezione di un tronco secolare: "Qui sono nata...e qui sono morta"; non è un caso che, quando appare per la prima volta nel ristorante, sia vestita con un indimenticabile abito verde, proprio come Judy al suo ingresso in scena. Nel momento della sublimazione metamorfica, una luce verde al neon esterna irradia il salotto: Judy diventa Madeleine e Midge la bacia, la amerà per l'eternità. Questa scena, costruita da Hitch secondo un meccanismo a pedane rotanti complicatissimo che permette di materializzare le impressioni di Midge, rientra di diritto tra le cose più intense mai fatte dal regista.
Ad aumentare il pathos emozionale di questo melodramma irripetibile ci sono la memorabile colonna sonora di Bernard Herrmann, le animazioni di Soul Bass, la fotografia sospesa di Robert Burks e le interpretazioni immense di James Stewart e Kim Novak: il primo restituisce al personaggio tutta la disperazione e la disturbante cocciutaggine di un uomo travolto da una passione vertiginosa, ideale; la seconda, probabilmente una delle attrici più snobbate nella storia di Hollywood, con uno sguardo ed una fisicità ancora indescrivibili, crea l'archetipo finale della donna enigmatica e triste, innamorata e fragile, con una prova assolutamente ineguagliabile. Hitch però non diede mai grande merito alla Novak, forse perché entrata in corsa nella produzione per sostituire Vera Miles, allora incinta.
Basta così, il film è un capolavoro ed è talmente bello che anche fra cent'anni farà il suo effetto, io lo rivedrei tutti i giorni.