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LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE regia di Alfred Hitchcock

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amterme63     8½ / 10  21/02/2009 21:19:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo è un Hitchcock che preme sull’accelleratore. Utilizza alcuni dei suoi soliti temi (l’ossessione e il senso di colpa) e li elabora in maniera più forte e concentrata. Le immagini e le scene hanno un’impatto nello spettatore molto più forte. La mdp è più audace negli scorci prospettici, descrive benissimo gli ambienti e le situazioni grazie a una scenografia molto curata e a una fotografia come al solito studiata nei minimi dettagli. I colori poi hanno una parte fondamentale con il prevalere dei verdi o i rossi o i gialli, a seconda delle situazioni. Anche la colonna sonora ha un ruolo importantissimo nell’insieme delle situazioni e delle atmosfere evocate. In questo film Hitchcock utilizza per la prima volta la tecnica della proliferazione delle situazioni di suspence, portata alla perfezione in Psycho. Si giunge ad un acme, dopodiché sembra che la situazione ritorni alla normalità, invece ricomincia di nuovo la progressione ad un ennesimo culmine e così via. In questa maniera si colpisce ancora di più lo spettatore; è come se invece di avere un unico “orgasmo”, ce ne fossero diversi uno dopo l’altro. L’effetto “scuotimento e coinvolgimento” viene così potenziato. Inoltre questo è forse il film che ha il miglior inizio e il miglior finale della carriera cinematografica di Hitchcock. I difetti sono sempre un po’ i soliti dei film di Hitchcock, una sceneggiatura un po’ forzata con diverse coincidenze, un approfondimento appena sufficiente dei personaggi, la natura convenzionale del sentimento amoroso. Ma si sa, a lui interessava più che altro lo sviluppo di certe nostre caratteristiche mentali e la tecnica per poterle rappresentare; il resto doveva servire solo a questo scopo principale.
La scena iniziale, secondo me, è una delle più belle e coinvolgenti mai girate. Mi viene male solo a pensarci. Segue una delle tante ellissi che sono state impiegate nel film, un tecnica in genere mai usata da Hitchcock e che qui serve a esaltare le situazioni per contrasto e a forzare lo spettatore a immaginare cosa potrebbe essere accaduto nel frattempo, rendendolo più partecipe alla storia.
La storia continua un po’ sulla falsariga di “La finestra sul cortile”, con il nascere e lo svilupparsi di una specie di ossessione curiosa riguardo un’altra persona e i suoi misteri. Il coinvolgimento e l’identificazione sono provocati ad arte. Il tutto va in progressione fino alla prima scena del campanile che provoca una specie di orgasmo emotivo. Il film sembra non avere più altro da dire e invece ecco che di nuovo sorgono mistero, coinvolgimento, ossessione, sempre in progressione fino al finale più sorprendente e spiazzante che Hitchcock abbia mai filmato.
Chi vince alla fine è il senso di colpa, che come un filo rosso attraversa tutto il film e condiziona fino in fondo l’esistenza e il comportamento dei protagonisti. Non è come nei film precedenti, in cui il senso di colpa era un’ombra sullo sfondo che dava un po’ di amaro ad un lieto fine. No, qui interviene con decisione, con tutte le sue ambiguità e il suo essere irrazionale. A prescindere dalla sua natura, può diventare qualcosa che ci condiziona fino a distruggere le nostre vite.
nevermind  20/03/2015 00:38:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Guarda, per me il finale di Hitchcock che ti spiazza in assoluto è quello di "Psycho" non che questo sia da meno, anzi, ma sinceramente non lo ho gradito molto, mi sembra più una sorta di "punizione" nei confronti del comportamento di lei, come dire "alla fine la giustizia (divina forse..) punisce il cattivo", cosa che nei suoi film succede praticamente sempre... difficilmente il cattivo ne esce indenne.
In questa pellicola poteva anche chiudere un occhio secondo me :-)

Come film per me rimane fra i più belli mai visti.....