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LETTERE DA IWO JIMA regia di Clint Eastwood

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8½ / 10  01/08/2007 17:16:15 » Rispondi
Dopo “Flags of our father” Clint Eastwood torna a parlarci della sanguinosa battaglia per la presa dell’isola di Iwo Jima,questa volta raffigurandola attraverso i pensieri e soprattutto la lettere delle migliaia di soldati giapponesi che furono inviati al macello per cercare di arginare l’avanzata statunitense.
Rispetto al precedente lavoro ci troviamo di fronte ad un prodotto piu’ riuscito,capace di analizzare meglio lo scontro tra due eserciti formati da ragazzi manipolati dalle alte sfere governative incuranti della sorte dei propri soldati.
Il regista si avvale di tre personaggi formidabili per rappresentare ancora una volta l’idiozia della guerra e soprattutto le similitudini tra due popoli all’apparenza culturalmente agli antipodi ma molto piu’ simili di quanto si immagini.
Bravissimi gli attori a partire da Ken Watanabe perfetto nei panni del generale Kuribayashi,ufficiale e gentiluomo,attaccato ai valori della patria ma anche ai suoi uomini che a differenza degli altri graduati tratta con grande umanita’ e rispetto.
Ottima anche la rappresentazione del Barone Nishi,nobile non solo per etichetta ma anche nell’animo, come dimostrera’ nello struggente confronto con il marines ferito e nella sua resa finale.
Intenerisce quasi invece il giovane Saigo soldato semplice non per scelta ma per volonta’ dell’Imperatore,un pesce fuor d’acqua in mezzo a tanta violenza, ma al tempo stesso fortemente attaccato alla vita e deciso ad ogni costo a difenderla per poi rischiarla solo quando viene toccato il suo punto di riferimento principale a dimostrazione di quanto sia estraneo a tutta la follia che lo circonda.
In mezzo tanti altri personaggi delineati alla perfezione come il misterioso Shimizu o il fanatico Tenente Ito.
Tecnicamente il film è realizzato in maniera ineccepibile e come in “Flags of our father” ad impressionare è la resa fotografica,qui ancor piu’ grigia ed oscura a causa della presenza dei claustrofobici cunicoli in cui i giapponesi si celavano attendendo il nemico.
Ben riportati i riferimenti alla cultura giapponese specchio di un popolo estremamente orgoglioso e combattivo,rappresentato adeguatamente attraverso dialoghi intelligenti e mai carichi di retorica.
Eastwood mostra ancora una volta la sua grande capacita’ di raccontarci storie senza mai cadere in banalita’ o utilizzando facili sotterfugi per conquistare lo spettatore,il suo è un cinema onesto e completo che emoziona fortemente grazie alla grande sensibilita' che trasuda.