caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

SATURNO CONTRO regia di Ferzan Ozpetek

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento butterflyeffect     10 / 10  26/02/2007 12:12:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il cuore incrinato. Così forse si potrebbe riassumere lo stato d’animo che mi ha suscitato la visione di questo film poetico e malinconico. E’ passato parecchio tempo dall’ultima volta che una pellicola mi ha tramortita in questo modo, tant’è che dopo due giorni continuo a pensarci e a trovare nuovi spunti di riflessione. La trama oramai è nota: un gruppo di amici affiatati e diversissimi tra di loro che cercano di sopravvivere e andare avanti dopo la perdita dell’anello aggregante del gruppo, il giovane Lorenzo che dopo la prima mezz’ora di film cade in coma e segna la svolta drammatica del racconto.
Mi sono avvicinata a Saturno contro con circospezione perché temevo che dopo avermi conquistata ed entusiasmata con La finestra di fronte e Cuore sacro Ozpetek potesse deludermi, anche perché non capivo il ritorno all’uso della coppia Accorsi-Buy. Invece ancora una volta ha saputo prendermi per mano e portarmi nella sua privata visione del mondo, dell’amicizia, dell’amore, del dolore e della perdita. Non ho mai pianto al cinema. Eppure Ozpetek ha saputo toccare alcune corde del mio animo evidentemente fragili e non ho saputo/voluto frenare le lacrime.
La scena che ho impressa nella memoria è il momento in cui gli amici (e non a caso l’infermiere chiede: “Voi siete i parenti di Lorenzo?”, come a dire che da adulti sono gli amici che diventano la nostra famiglia, i nostri parenti, considerazione che condivido pienamente considerato che i miei amici sanno alcune cose della mia vita che la mia famiglia non verrà mai a sapere) vanno tutti insieme lungo i corridoi che li porteranno alla camera mortuaria dove giace senza vita il corpo di Lorenzo. E la musica! L’uso sapiente che fa Ozpetek della ballata triste e dolente di Gabriella Ferri, ‘Remedios’..!
Numerosi altri momenti comunque hanno segnato il mio cuore e la mia mente. Per esempio la scena iniziale con Favino e Argentero girati di schiena che stanno cucinando per gli amici. Devo dire che in quel momento nella sala buia del cinema mi sono rilassata riconoscendo due elementi fondamentali dell’arte di Ozpetek: la cucina e l’intimità. Penso davvero che a questo grande regista basti un’unica inquadratura, anzi un unico fotogramma, per esprimere quello che sta pensando o che prova nei confronti dei suoi personaggi. E che dire di quella sicuramente scomodissima panchina di formica, come quasi non se ne trovano più negli ospedali, che viene mostrata per un breve momento dopo la morte di Lorenzo, ormai vuota?.. Simbolo dell’attesa, del dolore, della solidarietà, della speranza che ha unito questo gruppo di amici che hanno vegliato il giovane e tenero amico fino alla fine. Ancora Favino che si cucina un piatto di spaghetti insapori, solo nella sua cucina, immagine in antitesi con quella della tavola imbandita e colma di scherzi e risa quando il suo Lorenzo era in vita. Dunque la sua vita si è ridotta ad un piatto di pasta da consumare in piedi, da solo, nel silenzio di quella stanza che in precedenza aveva accolto così tanta vita?.. E quel tavolo da ping pong? La vita non è forse paragonabile ad una partita al tavolo da ping pong, con la pallina che va su e giù come gli avvenimenti delle nostre vite?.. Mi fermo qui, ma ci sarebbero molte altre scene da analizzare e da portarsi via da questo film.
Una parentesi per gli attori. Splendidi, magnifici, dal primo all’ultimo. Accorsi, padre e marito distratto che chiede e pretende di essere riconosciuto come Antonio, come individuo, prima ancora che come padre, mi è piaciuto per l’incisività con cui è riuscito a ritrarre questa figura fragile e a volte superficiale (non chiede alla moglie dei figli, blatera del suo matrimonio che sta per fallire quando Favino sta per perdere il suo compagno). Mi ha molto colpito la scena in cui Accorsi guarda teneramente (per la prima volta) la moglie che per una volta tanto lascia cadere la maschera della perfezione e confessa agli amici di essersi invaghita di un collega qualche anno prima. Uno sguardo che è d’amore, forse rinnovato o ritrovato. Perché per riconquistare la persona che amiamo a volte è sufficiente farsi vedere per quello che siamo. La Buy, perfetta come in qualsiasi ruolo, che cerca di comunicare con i suoi pazienti ma fallisce totalmente nel tentativo di comunicare con la figlia preadolescente che mostra i segni di un’iniziale anoressia. Rivedendo la coppia Accorsi-Buy non ho pensato nemmeno una volta a Le fati ignoranti, cosa non da poco, vuol dire che i personaggi in questo nuovo film funzionano davvero. Fantastico Pierfrancesco Favino, perfetto nell’incarnare un uomo innamoratissimo del suo compagno e superbo nel rappresentare lo strazio fisico, emotivo e mentale della perdita dell’amato. Delicate e intense le scene in cui mostra la casa ai genitori di Lorenzo, con quel letto matrimoniale fin troppo eloquente che il padre fissa sbigottito e Davide che sostiene che “non c’è niente da capire”. Appunto. Cosa c’è da spiegare, da capire?! Erano due uomini che si amavano e avevano deciso di vivere insieme. Punto. Niente Pacs, né Dico, né il Vaticano a imporre regole, solo la vita che è più forte e valida di mille leggi. Mi sarebbe piaciuto vedere più a lungo sullo schermo Luca Argentero perché ho il sospetto che sia molto di più di un bellissimo ragazzo. Ovviamente è anche grazie alla sua bellezza indubbia che riesce a delineare il carattere dolce, gentile e amabile di Lorenzo, un attore poco attraente a mio avviso non avrebbe sortito lo stesso effetto, eppure ha saputo dare spessore al suo personaggio. Mi auguro di vederlo di nuovo al cinema.
Grandi gli attori di contorno, la seppur poco sfruttata dal copione Isabella Ferrari, l’irresistibile Selma Yilmaz, attrice feticcio di Ozpetek (mi basta vederla sullo schermo per mettermi di buon umore), la vulnerabile e incasinatissima Ambra, un grande Fantastichini, frocio attempato ancora legato all’amore perduto.
Mi è piaciuta molto la scelta di non far sprecare inutili parole di conforto per Davide da parte dei suoi amici: chi ha vissuto un lutto, chi è davvero amico di chi ha perso qualcuno, sa che NON esistono parole. E’ sufficiente essere vicini, far sentire la propria presenza, condividere il dolore. Ecco perché trovo magica la scena finale con Favino inizialmente affranto e Accorsi che gli lancia la pallina da ping pong, strappandogli un sorriso e invitandolo a giocare. Invitandolo a vivere, per quanto sarà dura e difficile. Perché così avrebbe voluto Lorenzo.
Mi fermo qui ma avrei ancora tantissime cose da dire su questa pellicola indimenticabile e così emozionante. Lascio la mia mail per chiunque volesse discuterne: sunshinejc@libero.it
Ancora due cose veloci. Secondo voi è verosimile la scena in cui la moglie e l’amante si incontrano? E ancora, che cos’è quel pesciolino dentro la pallina di plastica che Lorenzo lascia vicino ai vestiti puliti per Davide?
Grazie mille e buona visione.

Silvia
Invia una mail all'autore del commento Caio  27/02/2007 01:14:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un'altra cosa che ho trovato davvero delicata è il fatto che nessuno chiede mai scusa. Perchè quando i rapporti sono così intimi e profondi, le scuse sono sempre superflue. Non c'è bisogno di scuse, ma è sufficiente uno sguardo o una battuta per recuperare le cattiverie che si sono dette in un momento di rabbia. Gli amici, quelli veri, sanno andare sempre oltre perchè il rapporto non è mai in discussione.

P.S: Incredibile come Ambra angiolini abbia cambiato immagine, l'ho sempre trovata irritante e magicamente qui era dolcissima, ironica e fragile.
Allende77  26/02/2007 17:10:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' un commento fantastico! Forse chi non l'ha visto non apprezzerà il vedersi svelati così tanti dettagli :o) ma io che l'ho già visto l'ho "rivisto" volentieri attraverso le tue parole e, forse, dal 7 e mezzo che ho dato passerei volentieri ad un otto!

P.S. Io avrei strangolato con le mie mani l'amante di mio marito e, una volta morta, le sarei saltata addosso con tutti e due piedi fino a renderla un tappetino!!
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  26/02/2007 19:35:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Davvero un'ottima analisi, anch'io ho trovato memorabile il momento in cui la Vukotic chiede "siete i parenti...?". L'unica cosa che non condivido è l'apprezzamento per "cuore sacro" che è un film lodevole per le intenzioni ma il risultato aveva lasciato assai a desiderare... comunque tutti possono dire quello che vogliono ma questo è il suo miglior film: se ha dato emozioni forti a qualcuno (come del resto a te) tutte le altre critiche sono pretestuose e lasciano il tempo che trova... quasi quasi ti voglio bene
Invia una mail all'autore del commento Caio  27/02/2007 01:10:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Davvero bello. Dovresti provare a fare una recensione. Io ne ho inviata una stasera sul film, ma la tua analisi è davvero bella.