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AGENTE 007 MOONRAKER - OPERAZIONE SPAZIO regia di Lewis Gilbert

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Dom Cobb     5 / 10  03/05/2012 18:15:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono ben conscio del fatto che, rispetto ad altri, è stato Moonraker il bond-movie che più di tutti (eccetto Bersaglio Mobile) mi ha divertito e trascinato da bambino; tuttavia, devo anche riconoscere che, per certi versi, qui si tocca il fondo: l'introspezione psicologica dei personaggi (che, in minima parte, ci era stato nei film precedenti) è pari a zero, tutto è sacrificato alle gag e a sequenze che sfiorano l'autoparodia


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e il personaggio di 007 viene trattato come se fosse un superuomo (cosa di cui lo stesso Moore era conscio, non per nulla lo mette fra i suoi meno preferiti), con gesta che hanno dell'incredibile. Tuttavia, molte delle sequenze oggetto delle mie critiche sono anche il fiore all'occhiello del film, almeno sul lato tecnico, su cui non ho nulla da ridire: le scene d'azione sono realizzate grandiosamente


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l'ironia è più graffiante rispetto alla Spia che mi amava, ci sono più battute memorabili, e anche il villain è più carismatico del bolso Stromberg. Purtroppo, a questi pregi si aggiungono altrettanti difetti, di cui il maggiore è senza dubbio lo stesso senso di lentezza che caratterizzava Thunderball, tant'è vero che si arriva alla fine quasi estenuati dalla prolissità di talune sequenze. Mi dispiace dare un voto così basso a un film che ha caratterizzato la mia infanzia, ma d'altra parte è mia ferma intenzione dargli un giudizio oggettivo.
Dom Cobb  05/10/2022 15:46:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno space shuttle americano viene dirottato durante il trasporto verso l'Inghilterra sulle spalle di un 747. I servizi segreti inglesi inviano James Bond a indagare sulla misteriosa sparizione: la pista conduce al miliardario Hugo Drax, che ben presto si scopre tramare un terribile piano per sterminare la razza umana...
"La spia che mi amava" era stato il film della rinascita, il momento critico in cui il franchise di 007 aveva superato il periodo più incerto fino a quel momento, riconquistandosi un posto nel cuore del pubblico e della critica e diventando un successo enorme. Di conseguenza, "Moonraker" diventa un altro film della serie prodotto per cavalcare l'onda di quel successo, allineandosi ad alcuni illustri predecessori che hanno replicato gli elementi della formula risultati di maggior gradimento.
L'altra onda che il film cavalca invece, non ha nulla a che fare con la formula bondiana: quelli infatti sono gli anni in cui "Guerre Stellari" di George Lucas travolge il mondo intero, imponendosi per sempre nella cultura popolare, portando al rilancio del genere fantascientifico al cinema su vasta scala. Tale è l'influenza della galassia lontana lontana sul panorama cinematografico da convincere il produttore Albert R. Broccoli a cambiare i suoi piani, posponendo "Solo per i tuoi occhi" e sostituendolo con un lungometraggio in grado di sfruttare la nuova moda spaziale. Il romanzo di base, "Moonraker", viene quasi del tutto ignorato a parte uno o due elementi di marginale importanza, e il risultato è un altro successo stratosferico, il più grande in termini di guadagni al botteghino fino all'era Brosnan. E, per quanto mi riguarda, una miglioria rispetto al predecessore su tutta la linea.
Sia chiaro, non stiamo parlando necessariamente di un grande film o di un pilastro della storia del cinema (che comunque nessun film di 007 è mai stato), ma di un film dal tasso di intrattenimento estremamente elevato e graziato da un reparto tecnico per l'epoca sbalorditivo. Come già anticipato, gli elementi di successo de "La spia che mi amava" vengono replicati e portati all'ennesima potenza: la struttura narrativa è praticamente identica,


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ma a fare la differenza sono un tasso di spettacolarità alle stelle, una trama dal respiro globale e una serie di scene d'azione e gadget spettacolosi come pochi episodi della serie saranno in grado di essere. Certo, si dice che spesso il troppo stroppia, eppure in questo caso si mantiene sempre un relativo livello di classe e credibilità nonostante le ovvie esagerazioni. Se prima si aveva l'impressione di viaggiare col freno a mano sempre tirato, adesso non ci sono più inibizioni: il budget raddoppiato si vede tutto, dal primo all'ultimo frame e si può dire che "Moonraker" rappresenti il film più in grande della serie fino all'era Craig.


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Si va dalla California alla Francia, a Venezia a Rio fin nel cuore dell'Amazzonia e infine addirittura nello spazio; i gadget includono ibridi gondole-hovercraft, pistole laser, profumi-lanciafiamme e borsette-radio e addirittura un motoscafo-paraglide. L'esagerazione sembra essere la parola d'ordine e a questa si accompagna un tasso di umorismo accentuato fin quasi a rasentare l'autoparodia, eppure in qualche modo mai fino al punto in cui è impossibile prendere un minimo sul serio quello che succede.
In effetti, è forse questo il più grande successo di "Moonraker": a dispetto del suo essere sopra le righe e del suo concentrarsi sull'ironia sempre e comunque, riesce lo stesso a creare un equilibrio fra i vari ingredienti. Azione, ironia e avventura allo stato puro si susseguono senza mai apparire in contrasto l'uno con l'altro, anche nei rari momenti in cui si presentano inaspettati guizzi registici e improvvisi cambi di tono,


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e anche le parti più surreali e improbabili vengono presentate in un modo curiosamente contenuto e diretto, il che le rende paradossalmente più facili da accettare.
Merito di questo va sicuramente all'affiatato team tecnico, capeggiato un'altra volta e per l'ultima volta dal veterano Lewis Gilbert, qui particolarmente ispirato, e coadiuvato dal direttore della fotografia Jean Tournier, autore di alcune delle più splendide viste e paesaggi della serie: si tratta di fatto di uno dei film di Bond visivamente più eleganti, dove la sola qualità delle immagini rende impossibile staccare gli occhi dallo schermo. Completano il quadro le imponenti scenografie di Ken Adam, qui purtroppo al suo ultimo contributo alla saga e che ci offre un magnifico canto del cigno, ed effetti speciali invecchiati come il vino in botte: artigianali, sicuro, ma efficaci, mai esagerati e autori di splendide vedute nello spazio.
Oltre a loro va anche dato un plauso al cast, che si comporta in maniera eccezionale: Roger Moore è qui in forma come non lo sarà più per il resto della serie, sornione e raffinato come suo solito, ma sempre con i piedi per terra anche nelle situazioni più assurde. Gli fa da spalla la tosta e bellissima Lois Chiles, una delle Bond-girls più sottovalutate e senz'altro una spanna sopra a Barbara Bach del precedente episodio. Richard Kiel ritorna nei panni di "Squalo": pur venendo relegato al ruolo di spalla comica più che di vera minaccia, stranamente funziona e alcune scelte relative al suo personaggio si rivelano inaspettatamente indovinate oltre che divertenti.


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Menzione speciale va però al villain di turno, lo stoico Michael Lonsdale: pur essendo sostanzialmente un copia e incolla dello Stromberg di Curt Jurgens, il suo Drax si impone come un villain dalla levatura ben più elevata, benedetto da un'interpretazione deliziosamente distaccata e formale e una serie di scambi verbali con Bond a dir poco scoppiettanti.


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E infine, come si fa a non parlare di lui, del maggior contribuente alla riuscita di questo film, ossia John Barry, qui in un vero stato di grazia? Le sue musiche, un drastico cambiamento di stile rispetto ai suoi lavori precedenti, sono imponenti e delicate, solenni ed evocative, a tratti trasformandosi quasi in una vera e propria sinfonia. Una delle partiture più riuscite e memorabili dell'intera serie.


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Ad esse si accompagna la canzone di Shirley Bassey, lenta e ipnotica, carica della stessa ammaliante atmosfera.
E' facile criticare un film come "Moonraker", accusandolo di essere stupido ed esagerato, inverosimile e troppo, in tutti i sensi. Ma l'abilità tecnica, l'immenso impegno messo in campo e il modo in cui l'ovvia stupidità di certi concetti (James Bond nello spazio!) vengono resi in modo semi-credibile riescono miracolosamente non solo ad aiutare a sospendere l'incredulità, ma a trasformare quella che sulla carta era un'operazione oscenamente arraffa-soldi in un'avventura divertente e dall'alto tasso di intrattenimento, visivamente stupenda e tecnicamente ineccepibile. Non sarà tra i migliori di Bond, ma è senz'altro uno di quelli che riguardo più volentieri.
VOTO: 8