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TRE DONNE regia di Robert Altman

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amterme63     7½ / 10  01/10/2009 22:26:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L’universo femminile è un mondo misterioso, profondo, affascinante. Molti registi cinematografici, soprattutto uomini, hanno cercato di penetrarci dentro e di raccontarlo. Altman ci ha provato con “Tre Donne” in cui ha cercato di scoprire i sentimenti che governano i rapporti fra le donne. Si tratta di rapporti fatti di complicità, di avversione, di amore, di solitudine e mistero. E’ un’universo pieno di sorprese e che potenzialmente può fare a meno dell’uomo. In questo film Altman si avvicina moltissimo allo spirito di molte opere di Almodovar.
Altmaniano al 100% è invece lo stile: la presa diretta e non filtrata del reale. Fin dai primi fotogrammi assistiamo allo svolgersi normale e banale di fatti assolutamente quotidiani, come le cure fisioterapiche in un centro termale geriatrico. Facciamo la conoscenza di Pinky al primo giorno di lavoro, coadiuvata da Millie ormai veterana. Pinky è giovane, timida, introversa, un po’ imbranata e strana; Millie invece è chiaccherona, estroversa, piena di vita ma sostanzialmente ignorata e sola. Il fascino del film sta nel fornire pezzettini di realtà che suggeriscono i caratteri, li svelano, li svolgono, li legano e creano curiosità e affezione nello spettatore che partecipa così della vita delle due donne.
Pinky sostanzialmente si innamora di Millie ma lei troppo presa in se stessa non se ne accorge e addirittura rifiuta le attenzioni affettive della sua amica. Lo strappo drammatico centrale (unica concessione alla forma classica hollywoodiana) determina un rovesciamento dei ruoli con tanto di contrappasso nei confronti di Millie, la quale si accorge (ma troppo tardi) del valore dell’amicizia di Pinky nei suoi confronti.
La presa in diretta a pezzetti del reale è però solo un aspetto del film. Oltre al percepibile, c’è l’imponderabile, c’è l’aspetto misterioso e spirituale del mondo umano. Tanta parte del film si svolge con un sottofondo musicale classico di violoncello che crea un’atmosfera sospesa, un po’ inquietante. Questa parte del mondo umano è rappresentata nel film dalla terza donna, la misteriosissima pittrice di scene un po’ orride di esseri umani animaleschi con un’espressione che ricorda i guerrieri maya. E’ l’irrazionale che è sempre in agguato nella vita “normale” di ognuno. Il film si avvia alla fine proprio su questa strada, simbolica e astratta, e il finale ermetico lascia il campo aperto a tutte le interpretazioni. Sembra si voglia suggerire che l’universo femminile è qualcosa di misterioso e inspiegabile, un mondo tutto suo in cui gli uomini non hanno in pratica parte.
La parte finale del film rischia però di sconcertare lo spettatore, di disorientarlo e tutto sommato stride un po’ con lo spirito che aveva alimentato i primi tre quarti del film. Inutile dire che il film è consigliato a chi misura i tempi scenici non con la velocità delle azioni, ma con il sottile svisceramento dei fatti umani. E’ un film ricco di scoperte, non di azioni.
Un ultima parola per fare le lodi di Sissy Spacek e della Duvall: brave, bravissime, strepitose. Questo film dimostra che si riesce ad affascinare e a colpire anche senza essere belle e appariscenti.
trillina  17/10/2011 21:12:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Concordo in tutto ma una cosa lasciamela dire: non definirei le due attrici brutte. Trovo che abbiano una loro particolare bellezza che emerge molto bene a tratti. In particolare la Spacek verso la fine del film secondo me è splendida!