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FUGA DALLA SCUOLA MEDIA regia di Todd Solondz

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Terry Malloy     8 / 10  29/12/2013 14:25:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Solondz si oppone a un certo tipo di cinema americano che privilegia la storia acrobatica e buonista. Acrobatica nello svolgersi narrativo, con situazioni improbabilissime, di quelle appunto che hanno alimentato il vecchio mito anti-neorealista, da dream factory, sintetizzabile nella massima "succede solo nei film". A Solondz interessa invece un filone della realtà che poco ha di sensazionale, bensì anzi si muove su binari opprimenti e banali, in cui l'intervento dello sceneggiatore-regista si osserva solo in alcune scelte tecniche, oculate, come la musica, fantastica, ironica, micidiale, che scandisce l'evoluzione-involuzione psicologica della grandiosa protagonista. Solondz accompagna il disagio della piccola adolescente come la musica americana, specialmente il rock, ha fatto per le sue generazioni. La figura di Steven è macchiettistica, perché Solondz si dimostra scettico che anche la principale fonte di evasione/identificazione collettiva del Novecento, la musica, possa aiutare gli esseri umani quando non integrati con i micro e i macro contesti della società. Solondz, in un film minimale e ancora piuttosto acerbo (sebbene contenga più spunti di bagliore che di opacità), smonta con sguardo impietoso ogni fonte di fuga (come al solito ideologicamente ignobili i titoli italioti) inventata dalla società più disagiata dell'Occidente, sostenendo implicitamente la tesi che semel "out" (come dice sempre il fratello Mark) semper out. In sé Solondz non ha avuto bisogno di modificare nulla nel situazionismo stereotipato di questi film, ricorda la scrittura di Dahl, di tutta quella letteratura giovanilistica basata sugli psicodrammi sociali degli adolescenti e delle loro famiglie escludenti che ha avuto un boom di successo proprio negli anni '90. L'aspetto interessante di questo film è nell'ironia e nella delicatezza con cui si tratteggiano queste figure-tipo, il fuckfinger e il fraintendimento di Dawn, la tenera minaccia di stupro di Brandon sono piccoli dettagli disturbanti, ma che in fondo rappresentano l'occhio di un autore che ha ben chiara la situazione intellettuale e artistica della più pesante e probabilmente infruttuosa stagione cinematografica da quando il cinema è nato, gli anni '90.