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GRAVEYARD OF HONOR (1975) regia di Kinji Fukasaku

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BlackNight90     8½ / 10  09/08/2010 03:27:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cani randagi a piede libero, arrabbiati e pazzi, ecco cosa sono quelli come Rikio Ishikawa: non c'è fiducia o amicizia che tenga, non c'è speranza di poterli cambiare o comprendere, sono delle forze della natura che si può solo provare ad abbattere, o pregare che si finiscano da sè.
Fukasaku, dopo aver cambiato per sempre il genere degli Yakuza eiga con 'Battles without honor and humanity', regala al mondo un'altra tomba dell'onore attraverso una finta ricostruzione, con tanto di documenti e testimonianze, della vita di uno yakuza realmente esistito.
E’ uno spettacolo volutamente caotico quello di Fukasaku, con continue e particolari variazioni di fotografia ed inquadrature distorte e sequenze di massa piene di violenza e confusione, a ben rappresentare quella politica e sociale che colpì il Giappone appena uscito dalla Seconda guerra.
Un degrado che colpisce la stessa Yakuza in misura anche maggiore, in virtù del suo essere profondamente inserita nel tessuto sociale nipponico.
Tra queste macerie Fukasaku pone il personaggio principale della sua poetica nichilistica: se, come rappresentava Tsukamoto in DOA 2, è vero che quando 2 bande nemiche si scontrano e si indeboliscono un terzo contendente può approffittarne, ciò non è valido per uno come Ishikawa. I suoi omicidi e le sue efferatezze non hanno alcun fine se non la sua stessa distruzione.
Ho preferito leggermente il remake di Miike perché più riflessivo, ma proprio per il suo ritmo inarrestabile l'originale di Fukasaku colpisce duro e lascia storditi.