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IL DIARIO DI UN CURATO DI CAMPAGNA regia di Robert Bresson

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ULTRAVIOLENCE78     9 / 10  04/04/2008 18:06:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
“Un'opera tutta fatta di verità interiore ha potuto per la prima volta passare sullo schermo senza la più piccola concessione” (Julien Green).

Dice bene lo scrittore e drammaturgo Julien Green. Bresson è riuscito nella proibitiva impresa di rappresentare i travagliati moti dell'animo di un prete che si sente perduto e abbandonato da Dio: e lo ha fatto con la puntuale descrizione dei rapporti del curato con gli altri compaesani, ma soprattutto con lo svolgersi della quotidiana stesura del diario dello stesso, con la quale prende avvio e si sviluppa il lento disvelarsi della sua conflittuale interiorità, non togliendo niente così allo spessore dell'opera di Bernanos.
Il film di Bresson, e prima ancora il romanzo da cui è tratto, si presenta come una parabola estremamente conciliante per chi ha la fede e crede in Dio: tutte le difficoltà, le sofferenze, le debolezze, le tentazioni, gli errori e i vizi che caratterizzano il corso della vita, ne “Il diario di un curato di campagna” diventano le tappe imprescindibili che conducono alla Grazia e alla conciliazione finale con Dio: in questo modo ciò che appare come qualcosa che fa cadere nella perdizione e che allontana dalla fede non è altro che una prova della forza di questa che, alla al tramonto della esistenza dell’uomo, si manifesterà in tutta la sua salvifica e radiosa Grazia. A questo proposito, un passo fondamentale è quello in cui il giovane prete, riferendosi alla sua opera benefica nei confronti della contessa (che grazie al suo aiuto riesce a riconquistare la fede), afferma che è una meraviglia poter dare quel che non si possiede, che è “un miracolo delle nostre mani vuote”: ma alla fine egli capirà che ciò che pensava di aver perduto definitivamente, in realtà è sempre stato saldamente radicato nella sua anima.
Un’opera di una potenza eccezionale che, quantunque si incentri sul tema della fede, si rivolge tanto ai credenti quanto ai non credenti, poichè pone al centro il dramma universale dell’uomo solo davanti al mistero di Dio.