kowalsky 8 / 10 15/01/2007 01:56:39 » Rispondi "House of games" è un meccanismo perfetto (e un film quasi perfetto) nella sua ascesa/discesa nelle spire della propria identificazione con il soggetto (in questo caso, il gioco) sconosciuto. Lo sceneggiatore e drammaturgo Mamet esordisce con un'opera magistrale, anche se di recente si è (momentaneamente?) perso in opere convenzionali e di scarsa risonanza come "il colpo" e altri ancora. Presentato alla mostra del cinema di Venezia, il film fu giustamente acclamato dalla critica che ne esaltò il gusto psicanalitico e sociologico, raffigurando una Lindsey Crouse (bravissima) ben diversa dallo stereotipo delle dark-ladies e fisiognomicamente vicinissima ai tratti di una "donna normale". Proprio per questa ragione il personaggio di Margaret è ancor piu' intrigante: affronta il mondo delle truffe con reticenza, poi con interesse, sviluppando a poco a poco due contraddizioni dell'essere umano moderno: la morbosa attrazione per il "proibito" e il doppiogiochismo, ovvero l'opportuno bisogno di affrontare le nuove risorse a proprio vantaggio. Ottima anche l'interpretazione di Mantegna, sorprendente e magnifico il finale. Uno dei migliori post-noir degli ultimi vent'anni