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THE GUARDIAN - SALVATAGGIO IN MARE regia di Andrew Davis

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Spotify     7½ / 10  07/05/2017 02:33:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bell'action col veterano Kevin Costner. Avevo letto da più parti che "The Guardian" era stato snobbato per la superficialità, la non originalità, un Costner sottotono ecc... su alcuni punti, come ad esempio la convenzionalità, sono d'accordo, in quanto si tratta di un film che ha una trama già vista e rivista. Il resto delle accuse perpetrate invece, non le condivido. Penso che si è stati fin troppo severi con una pellicola, secondo me, valida, avente un ottimo cast e disponente di una gran tecnica registica.
La storia vede protagonista Ben Randall, un sommozzatore il cui nome ormai è leggenda per aver salvato un numero indefinito di persone vittime di naufragi. Durante l'ennesima missione di salvataggio, Randall e il suo team subiscono un incidente, il quale porta alla morte tutta la squadra di Ben. Quest'ultimo si salva miracolosamente. Provato e scosso, l'esperto sommozzatore, sotto richiesta del suo superiore, si prende qualche mese di riposo. In questo lasso di tempo gli viene affidato un nuovo incarico: dovrà fare da istruttore ad una classe di reclute. Tra queste, spunta l'ambizioso e spavaldo Jake Fischer, il quale mette subito in mostra le sue abilità atletiche. Ben resta colpito dal ragazzo anche se non condivide la sua superbia. A questo punto, dopo un paio di confronti, tra Fischer e Randall nasce un rapporto di solidarietà, attraverso il quale Ben, spiega al giovane che nel lavoro del sommozzatore, la prima cosa che conta, sono le vite che si possono salvare.
Al termine del corso, Jake ha superato brillantemente ogni prova, e grazie a Ben, è diventato meno presuntuoso e più umile. In tutto questo ha instaurato una relazione con la bella Emily, una giovanissima maestra. Tempo dopo, Fischer parte con Randall per una missione in Alaska.
Il tema principale della pellicola, è ovviamente il rapporto maestro-allievo, un argomento che prima del 2006, era già stato trattato in tantissimi lungometraggi. "The Guardian" dunque, non aggiunge niente ad un filone che già diverso tempo prima, aveva esaurito le sue cartucce. Quindi in quanto ad originalità, la trama lascia a desiderare.
Tuttavia, questo, chiamiamolo così, difetto, è in parte mascherato da alcune soluzioni registiche davvero azzeccate. Innanzitutto ho trovato che il director, lavora bene sul rapporto tra Randall e Fischer. La formazione del vincolo tra i due protagonisti avviene in maniera graduale, passo per passo. Comincia attraverso gli sguardi che si lanciano Jake e Ben, sguardi di sfida, col ragazzo che vuole a tutti i costi dimostrare, il suo potenziale all'istruttore. E tutto questo avviene tramite dei primi piani sugli attori davvero convincenti. Davis ti fa respirare, ti fa vivere il duello tra i due. Poi man mano, il rapporto si comincia a solidificare, a diventare un qualcosa oltre il semplice confronto sul campo. Ben e Jake cominciano a confidarsi alcune esperienze personali, fatti per lo più drammatici. Queste situazioni vengono ben sfruttate dal regista che non le rende i classici contesti stereotipati buttati li per allungare il brodo, ma, riesce a cavarci fuori una grande emotività.
In tutto ciò, non mancano naturalmente i soliti clichè. E' evidente che il director se ne serve abbondantemente, questo non lo metto assolutamente in dubbio, anzi, mi sarei sorpreso se fosse stato il contrario. Però, ho apprezzato ugualmente quanto fatto da Davis, per due motivi in particolare: il primo, già menzionato prima, è l'emotività che alcune scene, con protagonisti Randall e Fischer, sprigionano. La seconda ragione è la gran direzione degli attori, i quali poi, fanno una grande recitazione già di per se.
Costner diretto veramente bene, credibilissimo nel suo ruolo. Conseguente caratterizzazione del personaggio ottima. Lo spettatore ammira Ben Randall, ammira i suoi metodi rivoluzionari di insegnamento, che vanno contro le normative dell'istituto, il rapporto che instaura con i ragazzi, tra cui naturalmente spicca quello con Jake.
Anche Ashton Kutcher è ben contraddistinto dal regista. Qui Davis utilizza gli stereotipi classici del ragazzo arrogante e sicuro di se, però, riesce lo stesso a rendere Jake Fischer un soggetto simpatico e che nasconde un lato più introspettivo sotto l'apparente corazza.
Il ritmo della pellicola è fluido, la narrazione procede spedita senza intoppi e senza scene inutili. Tutto è conciso e diretto. La parte riguardante l'allenamento delle reclute, quindi il 70% del film, scorre via piacevolmente, e diciamo che qui Davis si è giocato bene le sue carte in quanto, spesso queste situazioni possono rivelarsi noiose.
Le sequenze dei salvataggi sono splendide e dotate di grandiosi effetti speciali, molto credibili e mai esagerati. In queste scene la tensione cresce parecchio e inoltre, lo spettatore può comprendere quanto sia difficile fare quel tipo di lavoro.
Il finale è davvero commovente, magari un po' prevedibile, però è girato in modo tale da colpire emotivamente lo spettatore.
Il cast è di spessore: abbiamo un Costner in gran forma, in ruolo che si, è piuttosto standardizzato, però si vede che è a suo agio nei panni dell'esperto aerosoccorritore Ben Randall. L'attore non esita a fare il duro quando serve mentre altre volte mette in mostra una certa simpatia. Buone le espressioni e degna l'interpretazione dei dialoghi.
Anche Kutcher se la cava. Anche il suo è un ruolo abbastanza usuale, però il giovane interprete ci mette grinta e voglia e alla fine ne esce una performance soddisfacente.
La scenografia, intesa quella che fa da sfondo ai salvataggi, è davvero notevole. Impressionante a tratti, specie quando Davis ci mostra i pescherecci in balia di onde enormi. Si nota pochissimo la computer graphic, infatti, come già ho detto, le scene con più effetti, sprigionano un certo realismo.
La fotografia non è forse tra le cose migliori, diciamo senza infamia e senza lode.
Anche la colonna sonora non rimane certo impressa, si tratta del solito tema musicale.
Dalla sceneggiatura mi aspettavo peggio, e invece a tale Ron L. Brinkerhoff non sembra che siano mancate le idee, pur essendo quella di base, non proprio innovativa. Ad esempio, tutto il frangente che vede l'addestramento dei ragazzi, l'ho trovato pieno di spunti, ci sono pochissime situazioni ripetitive, dialoghi decenti e un interessante sviluppo psicologico dei personaggi. Sono rimasto sorpreso, perché spesso, in sezioni di screenplay come questa, avviene esattamente il contrario di quanto detto. L'epilogo poteva essere un po' più sintetico, però gli ultimi passaggi sono scritti alla grande. Magari si poteva evitare di inserire nella trama le solite storie d'amore, ma, ahimè, purtroppo è sempre così.

Conclusione: action ingiustamente sottovalutato. Secondo me è un film che va riscoperto e gustato fino all'ultimo minuto. Non è certo un capolavoro, ma intrattiene l'astante per quasi 2 e mezza ed è recitato davvero bene.
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