pier91 7½ / 10 14/04/2012 14:54:40 » Rispondi Haneke è coscientemente assillante, ragion per cui la sua presunzione, il suo apparente menefreghismo nei confronti dello spettatore, la sua sregolatezza più che infastidirmi mi divertono. "Storie" nasce dall'idea incosciente che un realtà in frantumi necessiti una rappresentazione in frantumi, e che se l'una è intrisa di ambiguità, tedio, bruttezza, l'altra debba adeguarsi. Ma un'arte così concepita non esiste. Il regista ne è consapevole e il personaggio della Binoche ribadisce proprio che il cinema è deformazione. Più che il reale ad Haneke interessa il sentimento del reale. Dunque, seppure la quotidianità non è un susseguirsi di frasi spezzate, atti di disprezzo, sguardi di diffidenza, slanci di euforia o di collera, la percezione che se ne ha è esattamente questa. Parigi si presta perfettamente a questa visione, essendo una città in cui convivono con sconcertante disinvoltura bellezza e degrado. "So benissimo che tutte le grandi città sono selvagge e crudeli, ma, rispetto alla crudeltà e depravazione, indifferenza ed egoismo di Parigi, Londra sembra gentile."