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LA VILLE EST TRANQUILLE regia di Robert Guédiguian

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6½ / 10  09/01/2007 22:42:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Avvertenza: se siete provetti suicidi o mirate a distruggere il resto dell'umanità, evitate questo film, rischiate effetti collaterali di non poco conto...affittatevi un dvd di franchi e ingrassia e lasciate perdere Guediguian...

Scherzi a parte, non è male: tipico film a tesi, "le ville est tranquille" è ambientato in una Marsiglia che sembra uscita dai gialli di Jean Claude Izzo: brutale, sofferta, cinica e dannatamente "marcia dentro".
Terra di intolleranze à la Le Pen (terribile il destino del giovane africano), di indifferenza, di droga, di violenza, di sopraffazione.
Ci sono momenti che ricordano il miglior Ken Loach: quando una donna ammette di condividere piu' la classe operaia xenofoba e destrorsa rispetto alla borghesia intellettuale (di sinistra) del marito, supponente riformista di stampo pantofolaio; oppure un padre che approva la decisione del figlio di abbandonare lo sciopero accettando i compromessi del caso (integrazione sociale) rispetto a quando "per una cosa del genere l'avrebbe preso a schiaffi".

"la ville est tranquille" non è pero' solo un film "politico" in senso stretto, anche se è pur sempre un film che osa interrogarsi sulle ragioni della lotta e sulle trasformazioni sociali imperanti, compreso il successo della Destra anche in ambiti totalmente avversi a certe ideologie.

Un film che tenta, riuscendoci solo in parte, di recuperare il filo della memoria come ha fatto splendidamente Garrel nel suo "Vento della notte".
Ma se il film di Garrel rappresenta la perdita delle coscienze e l'apatia delle illusioni, il film di G. sembra soffermarsi sull'"assenza amnetica del passato"

Una coscienza che tace, che non si ribella, che non si indigna, quasi spoglia di un'identità se non una tragica anarchia di pensiero (molto europea, fra l'altro)

Un film che i piu' troveranno insopportabile, almeno quanto la rabbia che lo spettatore proverà nel vedere una donna contribuire per pietà a rovinare se stessa e la figlia tossicodipendente (procurandole le dosi di droga e arrivando a prostituirsi per lei)

Forse è proprio l'aspetto Politico del film che non convince fino in fondo: un'aplomb culturale perso tra la grandeur francese (persino un darwinismo retrivo) e una fin troppo esplicita descrizione di un Paese in balìa di violenze e razzismo.

Una speranza G. la trova nel metaforico pianista in erba che "danza" con le dita della mano nei tasti di una pianola, cfr. la speranza di un mondo diverso? e incanta pochi ma rapiti spettatori...

Tattica dello sguardo, e tattica delle intenzioni: cinema neutro dissociato o semplicemente pretenzioso? Forse entrambe le cose.

E' un meccanismo di difesa da un mondo che non rivela mai cos'è la vita, la libertà o la giustizia, pertanto massimo rispetto a Guediguaian per questo film, pero' il dubbio di un grosso "calcolo", di un'effettismo chiuso in se stesso e costruito spesso a tavolino, permangono