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TERRORE SUL MAR NERO regia di Norman Foster, Orson Welles

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  07/02/2007 22:15:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Incredibile ma vero, opera misconosciuta di Welles a soli due anni da "Quarto potere", e questo fa riflettere: primo esempio dell'ostracismo di Hollywood nei confronti dell'autore essendo fra l'altro spesso accreditato a Norman Forster e non a Welles.

Welles come erede di Von Stronheim (per gli alti costi di produzione) ma l'accostamente a un simile maestro del cinema non era lusinghiero per Hollywood che non aveva mai amato troppo le bizze e l'ambizione del cineasta europeo.

"Terrore sul mar nero" è un film frammentario e incompiuto, e si vede.

Sorretto da un montaggio discutibile (v. momenti brevissimi alternati ad altri che si trascinano troppo per le lunghe), sembra un puzzle incompleto.

Lo script è una spy-story intrigante ma convenzionale (stranamente molto vicino al tema di "sabotatori" di Hitchcock) e si salva soprattutto per la straordinaria galleria di personaggi (su tutti proprio Welles con baffetti à la Stalin e portamento solenne - cfr. sconcertante per un uomo di soli 28 anni - ?!).

Ci sono esilaranti incontri multirazziali (il turco e il tedesco), e parecchi momenti sopra le righe (Cotten che tiene in mano una pistola e la maneggia goffamente).

Ed è forse attraverso i personaggi del film che si intuisce il tocco di Welles poichè "nessuno è come si presenta".

I momenti migliori sono quelli ambientati nella nave (occhio al sicario grasso e ripugnante che si abbuffa un chiaro clichè da guerra fredda ndr), o in fugure minori come il marito imbelle che per dominare la moglie minaccia sovversive attività antiamericane ("io, capitalista per istinto, mutato in socialista, per convinzione").

E in quei frangenti un film minore (o irrisolto) di Welles diventa un'opera grandissima.

Anche se perde parecchio smalto nelle sequenze in albergo, il gioco degli equivoci, la sparatoia, tecnicamente è assolutamente superbo:i ruoli dei singoli individui (sicario o spia statista o agente segreto) si sovrappongono in favore della logica falsamente imperalista del film, bizzoso nella sua dissacrante ironia da rendere poco plausibile e sterile la sua apparente propaganda nazionale.

Insomma, un film discontinuo che mostra il coraggio di Welles, la sua capacità di osare anche in un tema apparentemente poco appropriato alla sua individualità.
Il piano.sequenza della sparatoia nei cornicioni dei tetti vale forse tutto il film