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ZATOICHI regia di Takeshi Kitano

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Invia una mail all'autore del commento montypython     8 / 10  02/09/2005 11:57:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In questi anni vanno di moda i samurai al cinema: dall'ultimo Samurai a kill Bill i mitici guerrieri giapponesi dominano il grande schermo sbancando i botteghini, ma nessuno o quasi nessuno si è accorto di un gioiello nascosto in poche sale polverose, un gioiello di fattura nipponica, sto parlando di Zatoichi, l' ultimo film del maestro giapponese Takeshi Kitano. Un film dimenticato da tutti dopo essere stato acclamato al festival di Venezia da pubblico e critica e che invece avrebbe meritato un pò più di attenzione, perché Zatoichi è più di un film, è l' incarnazione della filosofia e del pensiero giapponese, nonché un perfetto connubio tra storia e leggenda, tra antico e moderno. Zatoichi è un eroe dell'antico Giappone, un massaggiatore "finto" cieco che con la sua katana nascosta nel bastone da cieco, gira per il Giappone difendendo i deboli dalle ingiustizie dei prepotenti; detto così sembra di avere a che fare con un eroe del fumetto giapponese, e forse è proprio così anzi forse è proprio questa la forza e l'innovazione di questo film: Kitano riesce a fondere insieme la popolarità di un eroe realmente esistito e il gusto affascinante della legenda con una regia impregnata di una cultura cresciuta ed evoluta continuamente senza dimenticare il proprio passato e con un pizzico di carattere irreale strizzando l' occhio ai manga. Il risultato è un film in costume, che da una parte richiama i grandi film di Kurosawa, dall'altra cerca l' innovazione (vedi i capelli color platino e gli occhi azzurri di Zatoichi e il tip-tap con gli zaori, gli zoccoli tipici giapponesi)) creando un film unico nel suo genere, ma Zatoichi non è solo questo; in questo film si rispecchia un intero popolo, con le sue tradizioni e i suoi costumi: in ogni scena si intravede il gusto e la raffinatezza giapponese di soffermarsi per interminabili secondi su particolari della vita quotidiana, inutili, insignificanti eppure paradossalmente importantissimi e affascinanti come la pioggia che si abbatte incessantemente sui i campi e tre contadini, che con fare quasi infantile sguazzano nel fango, o due bambini che giocano con un "pupazzo" funebre. Nel film, lo sfondo diventa primo piano, ogni particolare è importante e Kitano rallenta, quasi a farci un favore, questi momenti fugaci facendoci riflettere e meravigliare davanti la bellezza del mondo naturale e dell'ordinario quotidiano che noi, abituati alla fretta che la vita ci impone, ci lasciamo sfuggire.
Ma la magia di Kitano non si ferma qui, infatti riesce con estrema abilità ad amalgamare la colonna sonora con la storia rendendoli inscindibili: il ritmo si confonde e imita i rumori e i suoni reali sostituendosi ad essi; il rumore alternato di un martello o di una zappa sul terreno, diventa lo spunto per una coinvolgente base ritmica; ma la prova di questa omogeneità è la bellissima scena finale dove il villaggio libero dall'oppressione si abbandona ad una festa a suon di tip tap dove , come in un teatro, i protagonisti della favola si presentano un' ultima volta per ringraziare il pubblico della loro attenzione, con una cortesia tipica della raffinata cultura giapponese: la musica è talmente bella e coinvolgente che ti costringe a rimanere a sentirla nonostante i titoli di coda siano in giapponese.
Zatoichi è una favola e come ogni favola che si rispetti ha una morale, che più che una morale è un dubbio che spetta a noi risolvere: gli indifesi e gli oppressi hanno veramente bisogno di un eroe che gli risolvi la situazione, o spetta a loro trovare la forza per difendersi? Non lo sappiamo, Kitano ci lascia il privilegio del dubbio, sta a non risolverlo e solo a noi.
In definitiva Zatoichi è la risposta originale nipponica ai grandi film di Holliwood che, pur essendo degli ottimi film, non hanno saputo rendere a fondo la cultura di un popolo straordinario ancorato alle sue affascinanti tradizioni, ma allo stesso tempo al passo con i tempi che spesso viene bistrattato e messo da parte con un pizzico di orribile pregiudizio, cosa che è riuscito a fare "Beat" Takeshi, che con serietà, bravura e con un ironia che ci fa sorridere, è riuscito a far imporre un popolo glorioso nel mondo facendoci riflettere su chi e che cosa è un eroe e su cosa vuol dire essere un popolo e una nazione.