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LA CROCE DALLE SETTE PIETRE regia di Marco Antonio Andolfi

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HGWells     10 / 10  29/03/2008 22:43:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
MERAVIGLIOSO!!!! Adinolfi (o Eddy Endolf), ti venero come un dio (altro che Aborym, tu sei molto di più!). Com'è possibile non restare affascinati da un "bel ragazzo" (come dicono nel film...) completamente nudo, indossante una maschera da Zorro coperta di pelo e nient'altro (a parte un pezzetto di tappeto peloso sui genitali)...
E poi l'Aborym iniziale! Un autentico idolo (mi rimarrà sempre impressa la frase "Aborì, vieni qui!"; appena l'ho sentita non ce la facevo più, sono esploso dalle risate!).
Indimenticabile il sogno del protagonista, con una sequenza indefinibile di immagini, fra le quali troviamo una (delle tante) perla del trash: un fascio di luce rossa che si espande dalla testa di Aborym (mi ha ricordato molto gli occhi di Patrick Vive Ancora), che non può far altro che stimolare le risate!
Bellissima la liquefazione di Totonno O' Cafone (???) e la trasformazione di Adinolfi in lupo mannaro (in confronto quella di Un lupo mannaro americano a Londra non è niente).
Insomma, un autentico capolavoro! Sia benedetta LA CROCE DELLE SETTE PIETRE!!!!
ULTRAVIOLENCE78  29/03/2008 22:48:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se sei amangte del TRASH, non puoi fare a meno di vedere "EPITAPH-FOLLIA OMICIDA" di un pazzo che risponde al nome di Joseph Merhi.
HGWells  30/03/2008 12:07:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho notato che hai un "buon rapporto" con questo Epitaph... Da come ne parli ha l'aria di essere interessante. E' splatter?
ULTRAVIOLENCE78  30/03/2008 21:06:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bè, c'è una scena -in è protagonista un topo- degna del miglior splatter...

In ogni caso ti rimetto una spassosissima recensione di "Epitaph", fatta da un tale che si chiama Gianni De Mauro:

"Joseph Merhi non è il re degli effetti speciali, è piuttosto il re degli effetti indesiderati e collaterali. Il suo stile è personale, non c’è dubbio e bisogna riconoscergli il merito di sapere come pochi demolire le basi della grammatica narrativa, del buon gusto e della sequenza temporale come noi terrestri le intendiamo.
Se ne può dire tutto, se ne può disprezzare la produzione e la produttività, ma Merhi rimane un grande… nel suo piccolo.
Va bene, spesso ne ho parlato male, anzi lo faccio ancora e lo sto per fare di nuovo ma, è così bello sedersi davanti allo schermo e scoprire che il cinema ha ancora orizzonti infiniti e scantinati da esplorare. Lui soddisfa un certo retro-noi sadomasochista che esulta ad ogni frustata cerebrale inferte dalle sue pellicole alla retina.
Ecco perché Joseph Merhi è adorabile.
Questo film del 1987, Epitaph – Follia omicida – una vera follia cinematografica, è un capolavoro nel suo genere. Persino la copertina del DVD è amaramente autoesplicativa con quella bella foto di famiglia ritraente padre, figlia e nonnina beatamente sorridenti e in primo piano la madre – Dolores Nascar - l’arpia del film, così intossicata e impregnata dalla parte da non potersene più distaccare neppure durante le vacanze di natale.
La storia ha un avvio sorprendente come un’ejaculazione precoce e procede singhiozzando come la mia vecchia renault4.
Subito un’incongruenza (e facci almeno sedere!).
I membri della famiglia Fulton arrivano in una casa di campagna facendosi coraggio a vicenda perché “la casa è brutta” “è da rifare”, “presto andrà sistemata”. Me cojoni… viene da dire, la casa in questione è una villa stupenda a due piani, perfetta, imbiancata di fresco, con i fiorellini alle finestre e in ottimo stato (venga a vedere casa mia Merhi, per sapere cos’è una casa da rifare!), ovviamente non la risistemano nel film… ma c’era scritto nella sceneggiatura… quindi andava detto.
Spicca immediatamente la vecchietta catatonica – Liz Kane (un nome un perchè), che non sa proprio dove e come mettere le mani dopo il si gira. Sembra un’invasata alla festa del nipotino mentre trotterella ossessivamente tra una scena e l’altra ostentando spalle cifotiche alla mdp, come se avesse dimenticato la torta di fichi da qualche parte.
La madre, cattiva ogni oltre limite ma mai come la mia ex fisiatra, dondola la testa e la butta all’indietro ogni volta che pronuncia una battuta e non sa bene se deve impersonare una bigotta o una ********.
Merhi propende per la seconda che ho detto e mentre le fa uccidere un imbianchino casto che difende la propria verginità le fa anche sfoggiare tutto il suo campionario interpretativo lasciandoci davvero senza parole. Al malcapitato la donna rifila una decina di coltellate sufficienti ad uccidere un toro in calore.
Il marito chiede allora l’intervento discreto di una psichiatra – sapete com’è… un cadavere in giardino è una cosa leggermente seccante - ma ci vengono sapientemente nascosti i termini dell’accordo, per la souspance immagino.
Intanto, nella casa, la figlia Emy – impersonata da una splendida Natasha Pavlova - vede uno zombi dietro di sé. Opperbacco! Il padre va a controllare se ha seppellito per benino il cadavere del lavoratore precario novello Mario Goretti, ma viene da questi ucciso.
Si avete capito bene. L’imbianchino non è morto, è solamente un po’ sbudellato ed è stato solamente alcune ore seppellito vivo nella nuda terra - cose che se si è di robusta costituzione non fanno nemmeno troppo male. Insomma, lo zombi - che non è uno zombi - tenta anche di uccidere la signora Fulton (a chiunque del resto girerebbero le palle dopo un trattamento simile), ma questa tira fuori un bel fucile a canne mozze e gli spara… uccidendolo definitivamente questa volta!
La tavola, centro della famiglia Fulton, che Merhi non dimentica di sottolineare con continue, estenuanti, inutili e noiose inquadrature, si svuota del primo personaggio – a rischio di sembrare più che una scena desolante una partita a Quarti di Porco. Piangono tutti il marito ma l’imbianchino non se lo fila nessuno, del resto nessuno verrà mai a reclamarne il cadavere. Proseguendo nella visione del film potrete notare che a Merhi piacciono i piani sequenza o che gli hanno detto alla scuola del cinema che sono una raffinatezza (costano anche meno ore in sala di montaggio!!!), peccato che i suoi attori non abbiano la benché minima idea del ritmo e in mezzo alle frasi facciano passare due primavere.
Tra una pausa craxiana e l’altra la figlia conosce un ragazzo a scuola, Wayne. Lo descrive alla nonnina catatonica come un ragazzone alto più due metri, però, nelle inquadrature con un riferimento, il ragazzo è di statura normalissima; ma anche questo era scritto nella sceneggiatura… e quindi andava detto.
Ricompare Shirly (Linda Tucker Smith), la psichiatra che fingendosi una vicina di casa riesce ad ingraziarsi la signora Fulton. Le due diventano amiche, vanno a fare compere e qui, nella scena del drink al centro commerciale possiamo goderci una comparsata gustosissima di un signore che sembra Benny Hill con un parruccone rosso fuoco che c’entra come una verza in un campo da rugby. Improvvisamente la pazzia della Fulton ritorna ad emergere. La psichiatra viene colpita e portata in cantina, e qui… l’apoteosi si Merhi.
Shirley viene legata alla trave della cantina e seviziata dalla signora Fulton di cui tutto si può dire meno che ha schifo a maneggiare i topi. Questo poverino - il topo - viene infilato in ogni indumento, strofinato su ogni lembo di pelle, comprese le parti intime (il topa con la topa), poi viene poco gentilmente rinchiuso in un secchio e legato al ventre della malcapitata. Con la fiamma ossidrica il secchio viene scaldato e quindi per uscire il topo deve scavarsi una via attraverso le viscere della signora legata… cavolo! Da vedere. Il topo però è un grande e recita senza sbavature la propria parte. Anche la nonnina catatonica viene uccisa poco dopo, ma J. Merhi non si perde in quisquilie tipo perché?
Si torna ai due ragazzi.
I due filano, lui vorrebbe, lei vorrebbe, ma la madre non vorrebbe.
Poco amabilmente la figlia viene reclusa in una stanza della terribile casa della quale si possono contare almeno una quindicina di totali dell’edificio assolutamente identici l’uno all’altro, ecchepalle!
Non vedendola Wayne la va a cercare, ma la madre cerca di sedurlo. Anche lui difende la sua illibatezza e le molla un *****ttone per distrarla un po’ e per farla rilassare. Lei però non si rilassa moltissimo, prende della benzina e cerca di dargli fuoco… il finale non ve lo rivelo, ma vi dico che merita… e anche che è abbastanza diverso da come ce lo si può immaginare… però non così diverso… insomma… guardatelo e potrete anche voi dire: ..ho visto cose che voi umani non potete neppure immaginare!"

Gianni De Mauro
HGWells  30/03/2008 21:39:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
...UAO, questo sì che è pane per i miei denti!... D'accordo, mi hai convinto: me lo compro!
ULTRAVIOLENCE78  30/03/2008 21:54:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io lo trovai in un Ipermercato a 1 euro. Non c'è che dire, li vale tutti...
HGWells  30/03/2008 22:10:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho appena fatto un'offerta su eBay (posso aggiudicarmelo a 3 euro); sono tranquillo, non penso ci sia qualcun altro disposto a pagarlo tanto!
ULTRAVIOLENCE78  31/03/2008 13:37:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando commenterai "Epitaph" sarai libero di dargli il voto che vorrai, ma ti rammento che un voto alto lo allontanerebbe dalla possibilità di entrare nella FLOP25 e di avere finalmente la visibilità che si merita. Pensaci bene, ciao.
HGWells  31/03/2008 19:02:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
FLOP25, eh? Ci penserò. Ciao!