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TERMINATOR regia di James Cameron

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Invia una mail all'autore del commento Elly=)     7 / 10  18/01/2011 17:23:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo kitsch di quarta serie, potenziale candidato all'Oscar del premio satirico "Golden Turkey", é diventato uno dei successi inaspettati del 1984, e la sua popolarità nei due decenni successivi ne ha fatto un classico del genere, "Terminator" é il trionfo dello stile sulla trama, dell'astuzia sull'intelligenza é una combinazione di elementi poco felici che insieme però funzionano. La sua narrativa circolare a proposito di un futuro che cerca di controllare il passato per prendere il controllo di se stesso é famigliare agli appassionati della letteratura fantascientifica ( Harlan Ellison, Philip K. Dick e altri) e delle serie televisive di fantascienza del dopoguerra (come "Outer Limits e Star Trek"). Sulla scia dei film di Roger Corman e John Carpenter con effetti speciali a basso costo, il regista-sceneggiatore Cameron ha adottato l'umorismo disarmante dei suoi mentori per evitare ogni possibile obiezione sulle tante lacune della trama, affrontandole con battute d'intesa dei protagonisti. La visione di un futuro nero, orribile e apocalitico era molto in voga in quegli anni, come si deduce dai titoli quali "Fuga da NY" di John Carpenter, "Interceptor", "Il guerriero della strada" di George Miller (entrambi nel 1981), "Le dernier combat" di Luc Besson (1983) e "L'elemento del crimine" di Lars von Trier (1984). Lo stile sicuro di Cameron e l'energia cinetica dispiegata, insieme alla parsimonia economica di narrazione fanno si che lo spettatore siaufficentemente distratto dalla completa assurdità del tutto. Persino Schwarzenegger - epitome della pessima recitazione e dell'espressione fissa, con un linguaggio corporeo imparato alla scuola del mostro di Frankenstein - diventa uno dei principali pregi del film. Tutte le azioni violente e la decinacarsa di battute sono caratterizzate da un'ottusità meccanica e da uno sguardo arcigno/canzonatorio che le carica di un'ironia irresistibile, a più livelli di lettura. Praticamente il suo dialogo é fatto di frasi brevi e banali, ma tutti coloro che hanno visto il film le conoscono a memoria, insieme alla sua strana pronuncia che nella versione italiana si perde completamente a favore di un parlato semplicemente atono e frammentato. Se l'abilità di "Terminator" nel coinvolgere il pubblico in una tale interazione ricorda il seguito ritualistico di cui gode "The Rocky Horror Picture Show" (1975), l'ironia e i frequenti ammiccamenti allo spettatore fanno pensare ai giochi di parole sui luoghi comuni della trilogia "Sceam" (1999-2000). Lo stesso vale per la tanta violenza sadica ma giocosa, quasi in stile farsesco, e per il finale. Ma sotto la superficie di questo bric-à-brac di elementi di fantascienza si nasconde in realtà un'idea molto violenta e meno originale, con tanto di un killer (letteralmente) meccanico e una ragazza maschiaccio (Linda Hamilton) che scopre di saper combattere e vincere il male. Come già detto, però, l'eccezionale strategia di combinare elementi dimostrata da "Terminator" é più grande della somma delle sue parti. Il merito del film, come quello delle grandi pellicole di genere, non sta nella sua presunta originalità ma al contrario nel modo in cui il regista fonde tutti quegli elementi familiari e dona loro nuova vita, rendendo il film un'esperienza memorabile.