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CATERINA VA IN CITTA' regia di Paolo Virzì

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Invia una mail all'autore del commento franx     8½ / 10  25/06/2006 22:15:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film non è assolutamente fatto di stereotipi, citando qualcosa scritto sotto.

Nel film è bene in evidenza la barriera sociale insormontabile tra il potere e le persone comuni, che si trova tra i grandi come tra i bambini, nel mondo dello spettacolo, della politica, della cultura e nelle scuole.

Tutto quello che si vede nel film è vero, succede tutti i giorni e quindi il film è reale il che è importantissimo.

Prende di petto e in giro tutta la politica sia di destra che di sinistra (la scena in presidenza ad esempio) e mette in risalto il fatto che il potere è potere indipendentemente da tutto il resto.
Prende di petto il mondo degli insegnanti, dei licei, tutta la società itliana insomma.

C'è un po' di tutto: la ribellione giovanile fatta solo come passatempo dai ragazzi bene e i salotti del potere in cui tutti, di qualsiasi indirizzo politico o religioso, pranzano, bevono e si divertono alla faccia del resto del mondo che viene usato solo nei talk show e spettacoli vari unicamente per leggittimare tale potere.

C'è un padre che cerca disperatamente di mettere le mani sulle briciole di quello che il potere lascia sulla strada, il cui comportamento mette in risalto tutte le contraddizioni del mondo di oggi, senza accorgersi di come sta andando allo sfascio la sua vita, mentre agli altri, parenti e cugini, non importa nulla di lui o di quelle briciole o della società malata, ma vivono alla giornata, fregandosene di tutto (altra esagerazione).

La fine non è triste, anzi, dà molta speranza, la speranza che se hai un buon obiettivo in cui credere e non ti lasci condizionare, te ne freghi di tutto il resto, rischi anche di coronare i tuoi sogni.
O quantomeno potrai dirti vivo.

Insomma da una esagerazione all'altra questo film è una fotografia fortemente realistica di ciò che siamo diventati (o siamo sempre stati?).
Potrà risultare scomodo, ma la sensazione di fastidio va fatta seguire da quella di una profonda riflessione. Magari ce ne fossero di più di film così.