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CENERE E DIAMANTI regia di Andrzej Wajda

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stratoZ     8½ / 10  21/03/2024 14:07:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

L'anno dopo quel miracolo de "I dannati di Varsavia" Wajda prosegue idealmente il racconto mettendo in scena un film sempre riguardante la resistenza polacca però ambientato poco dopo la guerra, è il maggio del 45', la Germania ha appena firmato la resa incondizionata, la Polonia è libera dalla minaccia nazista, eppure la resistenza non si è smembrata, perché sembra dall'Unione sovietica stiano arrivando nuovi venti del regime, l'influenza comunista incombe sulla nazione, è l'ora di combattere.

Piccola premessa: è un film principalmente per il pubblico polacco, sebbene le tematiche trattate diventino universali, serve un buon background della storia polacca per comprendere a pieno gli svariati significati e simbolismi che Wajda mette in gioco, personalmente ho sempre avuto grossi dubbi su cosa potessero significare il crocifisso capovolto che si vede penzolare nelle macerie della chiesa, così come il cavallo bianco che spunta dal nulla.

In ogni caso, Wajda realizza un film che va a spezzare l'ideologia, a favore della determinazione del singolo e non più del sogno collettivo, è un film disilluso col protagonista, che sarebbe un sicario della resistenza, che intraprende un percorso di graduale consapevolezza. La prima scena mostra un omicidio a sangue freddo, senza esitare, convinto dell'azione che sta facendo, ma era la persona sbagliata, è stato confuso un povero operaio con un grosso esponente del partito.
Nel procedere del film il protagonista maturerà un pensiero diverso, conoscerà questa barista con cui passerà la notte e proverà per la prima volta l'amore, questa esperienza assieme al progredire della sua coscienza gli farà sorgere talmente tanti dubbi dal voler disertare la resistenza, smetterla di uccidere e vivere lontano da questo massacro, ma ormai l'accordo è stato preso e deve compiere il suo dovere.

Forte è la disillusione che mostra Wajda, scaricando tutta l'enfasi delle uccisioni, diventate comuni in periodo bellico, quasi un motivo di vanto per i soldati, che ora con il ritorno alla normalità riprendono ad avere un forte peso sulla coscienza, come si vede da più scene che enfatizzano il senso di colpa, da quella voyeurista alla finestra dell'hotel con l'amante della vittima disperata a quella della chiesa con i due corpi delle povere vittime, la vita umana torna ad avere un valore e quel valore pesa sulla coscienza del personaggio e sulle sue decisioni.

Forte è la componente empatica che mette l'autore, le scene sentimentali sono rappresentate con una delicatezza straordinaria, parlo dei primi piani dei due amanti a letto, una messa in scena sublime dell'autore che riesce ad essere asciutta e virtuosa al punto giusto, la bellezza delle immagini è sempre contestuale al racconto, non c'è un virtuosismo che sia di troppo o che distacchi dai sentimenti, anzi li enfatizza volentieri, dall'amore narrato con la barista alla forte tensione, molto vicina al senso di colpa, nei momenti della premeditazione dell'omicidio - a proposito di questo, ma che spettacolo è la scena delle scale? Con quelle ombre a spirale, straordinario - fino ad arrivare al dolore e l'amarezza finale, il protagonista dopo aver attraversato le fogne per salvarsi - Il riferimento al film precedente è palese - è comunque ancora vittima di un circolo vizioso, non più la guerra però, che non gli lascerà via d'uscita e spezzerà, come successo per la compagnia, i suoi sogni.