amterme63 10 / 10 16/09/2007 15:23:19 » Rispondi Con Kubrick non si butta via nulla. Tutto concorre al significato del film, in una sinergia perfetta. Nei suoi film mescola tutto: satira, tensione, horror, documentario; usa tutti i tipi di inquadratura, i ralenti, i primi piani. Ogni cosa ha il suo significato, il suo ruolo nel contesto. I suoi film sono esperienze estetiche veramente appaganti per gli occhi, grazie alla varietà e alla perfezione dei mezzi tecnici utilizzati, ma soprattutto per la mente con la grande profondità dei concetti espressi. Il tema di FMJ è sempre quello tipico di molti suoi film: l’incerto confine fra razionale e irrazionale, fra l’umano e il bestiale. Sono degli squarci di luce nel cervello e nella società umana, per dimostrare quanto tutto sia contraddittorio e intricato. Ma soprattutto come sia difficile o forse impossibile fare affermare la parte “ragionata”, quella che vorrebbe un mondo di rispetto reciproco, solidarietà e pace. Troppi sono gli interessi che vogliono invece tenere sveglia la parte brutale dell’animo umano, la quale, una volta scatenata, ha sempre il sopravvento sulla parte ragionata. La “società” vuole alimentare la bestia dentro l’uomo. E’ questa la denuncia di Kubrick in questo film. La prima contraddizione è l’uso da parte delle istituzioni “liberali” e “democratiche” dell’imposizione e dell’ubbidienza totale come mezzo per “difendersi”. Si spersonalizza l’individuo, si annulla qualsiasi indipendenza intellettuale e lo si trasforma in una macchina per uccidere, facendo leva sugli istinti più egoistici e sadici. Il marine non ha sentimenti o pensieri, deve solo uccidere e provarci anche piacere. Il tutto accompagnato da esaltazione e sensazione di superiorità. Un gioco difficile e un’arma a doppio taglio. Chi conserva un po’ di razionalità e distacco pure in questo ambiente, riesce a tenere sottocontrollo la Bestia che viene risvegliata. Alcuni “più deboli” con i propri mezzi di controllo, reagiscono in maniera diversa e danno libero corso alla loro parte bestiale. Ecco allora che ritorna inquietante lo sguardo di Shining negli occhi di Palla di Lardo. La Bestia liberata distrugge gli altri, distrugge se stessa, sa solo distruggere. Una volta vista la formazione della “macchina per uccidere”, la si mostra sul campo. Si utilizza lo stile documentario per mostrare il rovescio della medaglia. Pochi capiscono cosa ci stanno a fare in Vietnam. Tutti si meravigliano che quelli a cui vengono a dare la libertà, non abbiano un minimo di riconoscenza. Chi può cerca di imboscarsi o di farsi congedare, la maggior parte subisce indifferente il destino in attesa di tornare a casa, ma c’è però chi si esalta e prova immenso piacere uccidendo. Il sopravvento di quest’ultimo atteggiamento è mostrato nella scena madre dell’incontro del plotone con il cecchino. La “ragione” nelle vesti di Cowboy direbbe di sacrificare il ferito per salvare tutto il plotone, ma la sete di vendetta, l’odio cieco, l’eroismo fine a se stesso spinge invece a disubbidire e alla fine prende il sopravvento. I morti così diventano tre, a cui si aggiunge quella del cecchino (molto più umano di quanto si pensi). La stessa lotta si svolge anche all’interno del singolo. Joker porta su di sé la contraddizione della natura umana: l’elmetto riporta la sua parte bestiale istintiva e innata (“Born to kill”), mentre all’occhiello fa sfoggio del frutto dei suoi ragionamenti (l’esigenza della pace). Eppure anche lui, arrivato al dunque, cede alla parte più “facile”, quella della distruzione. Il finale riproduce quello di Stranamore: il contrasto fra spensieratezza e distruzione. Lo scopo è duplice: da una parte si cerca di dare una scossa allo spettatore (“come è possibile essere allegri in una situazione del genere?”), dall’altra si riproduce uno stato di fatto: mentre noi ridiamo, ci divertiamo allegri, in qualche altra parte del mondo si uccide e si distrugge. Bisognerebbe pensarci più spesso.
Caro Kubrick. Da quando sei morto le cose non sono per niente migliorate su questa terra. Figurati che, nonostante la tua efficacissima denuncia dell’insensatezza, del danno che fa il militarismo e la guerra alla convivenza umana, la tua nazione di nascita, il simbolo della Libertà e della Democrazia, ha di nuovo rinnegato se stessa in Iraq, come se l’esperienza del Vietnam non fosse servita a niente. Lo so che ce l’hai messa tutta e hai sperato che diffondendo la Conoscenza gli individui avrebbero potuto fermare questi meccanismi infernali che ci riportano sempre allo stato della scimmia che uccide con l’osso. Del resto tu stesso ci hai avvertito che è una lotta quasi impossibile, forse destinata alla sconfitta. Il fatto che tu ci abbia provato vuol dire che forse un briciolo di speranza c’è ancora, non si può dare vinta senza combattere. Purtroppo la violenza e l’egoismo sono innati e ogni nuovo nato se li porta con sé, mentre la pace e la solidarietà devono essere incessantemente insegnati e tramandati con la memoria, perché non si riproducono da soli. Stanley, da parte mia consiglierò a tutti di vedere il tuo film e diffondere il tuo messaggio, perché quello che hai fatto è troppo bello e troppo prezioso per essere dimenticato. Sappi che le persone che tengono al Genere Umano ti hanno sempre nel cuore non finiranno mai di ringraziarti. Eternamente grato. Un tuo ammiratore.
Un'armata è uno strano capolavoro di combinazioni in cui la forza risulta da una somma enorme d'impotenze. Cosi' si spiega la guerra, fatta dall'umanità contro l'umanità, nonostante l'umanità. V. Hugo