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IL GRANDE CAPO regia di Lars von Trier

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andreapau     8 / 10  19/11/2007 11:06:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
il grande capo, ovvero lars von trier, ovvero la commedia secondo lars von trier, non propriamente il signor rossi.
come per dogville e manderlay, la sequenza iniziale è uno sguardo d'insieme, da lontano, sul contenitore che tutto ingloba.
che poi, il contenitore siano gli usa o il palazzo di una media-multinazionale, il concetto non cambia... sempre di contenitore si tratta, trasparente come un acquario nel caso di dogville, con divisioni mentali più che materiali, e con centinaia di finestre-occhi che non guardano fuori, anzi, non vedono proprio e si riducono a pertugio attraverso cui invadere l'intimità, nel caso del palazzotto medio-multinazionale.
Ancora una volta, lo sguardo d'insieme è quello di una specie di maniaco depravato che stavolta non ha nemmeno vergogna di farsi vedere riflesso, di mostrare la faccia cattiva ed irridentemente spietata di chi tutti giudica con il sorriso del coniglio mannaro.
E stavolta, il coniglio mannaro, dopo aver demolito i mentori e custodi della democrazia, si diverte a massacrare l'opulenza socialista della laicamente secolarizzata europa del nord, una specie di covo di vipere sindacalizzate e fuori mercato ma che non disdegnano il ricorso all'"outsourcing", ninfomani travestite da femministe d'accatto che si eccitano infine a porsi come donne oggetto e godere maledicendo il porco maschilista, vedove annichilite dal dolore prive di dignità, in una continua pantomima che culmina con continui e fraterni abbracci socialisti.
Ma la natura umana è senza speranza, e nessun ordine sociale può cambiarla... è una natura infida, forte coi deboli e debole con i forti, succube e desiderosa del capo nonostante abbia la libertà sindacalmente garantita di prenderlo a pugni in faccia.
una natura umana, per natura complice e mai sinceramente ribelle che predica bene ma razzola malissimo, sempre pronta al gioco dello scaricabarile, sempre bisognosa di trovare un capo più in alto del grande capo, il grande-grande capo che tutto sbaglia, tutto erra, tutto distrugge... una bella invenzione degli umani che rifuggono la responsabilità individuale, assolti dall'ordine sociale che tutto infine aggiusta in loro vece.
l'espressione più viva e corrotta di questo meccanismoipocrita, è l'attore, al quale von trier-grande capo delega le proprie nefandezze.
l'attore, ovvero colui che in un canovaccio legge "ben più di ciò che c'è scritto", interpretando, aggiungendo, ricamando fino a far acquisire nuova e indipendente forma da quella iniziale, quella stabilita dal grande capo, complice e servo del grande capo, ne esalta le qualità e ne esegue la volontà come un killer con il suo mandante, automaticamente lo assolve, sentendosi comunque a sua volta innocente, artista, portatore del verbo e della croce, punta deciso verso il traguardo che il ruolo e la trama che si è autoimposto gli chiede. l'ordine, che deve trionfare a qualunque costo, non può esserci applauso se non per l'attore protagonista, non ci può essere sorpresa perchè l'ordine stabilito rigidamente deve trionfare. il grande capo vince sempre, grazie alla nostra complicità.
il grande capo non ha colpa.