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THE PRESTIGE regia di Christopher Nolan

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jack_torrence     8 / 10  12/10/2010 20:44:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nonostante le perplessità che in me innesca il finale (a ritroso su tutta la tenuta dell'opera - ne parlo tra poco), non riesco a non dare 8 a questo film, che alla mia terza visione (successiva alle 2 di Inception), si conferma in tutti i suoi pregi.
"The prestige", che possiede una trama esplosiva gestita in modo clamorosamente affascinante, affronta argomenti pesanti. L'ambizione, l'invidia, la sfida; il rischio che tutto ciò si trasformi in ossessione e interferisca in modo a dir poco negativo con gli affetti e l'umanità.
Il cinema di Nolan è freddo tanto da apparire disumanizzato. Ma qui, in "The prestige", c'è piena (auto)consapevolezza della disumanità del mondo dello spettacolo.
Questo strano mondo dell'illusionismo di fine '800 è trasparente metafora del mondo del cinema: immaginiamo queste (almeno, potenzialmente) le dinamiche tra i professionisti dello spettacolo.
E poi quella di Nolan è un'allegoria dell'illusione stessa costituita dal cinema.
Non può dircelo più esplicitamente: i cappelli "clonati" che ci vengono mostrati già sui titoli di testa - quei cappelli visti quindi nel loro contesto, nel corso del film - e visti infine mentre la voce off spiega allo spettatore che egli "non vuole capire: preferisce non scoprire il trucco". Il concetto viene ribadito già prima: occorre qualcosa che faccia dubitare: se appare pura magia spaventa; occorre che lo spettatore creda che il trucco vi sia (se non vi è): lo spettatore desidera essere ingannato, vuole che l'inganno vi sia e non vuole sapere qual è.
Nolan fa vedere 3 volte quei cappelli, la spiegazione è implicita: eppure lo spettatore ancora non ha capito, prima che gli sia sbattuta in faccia l'ultimissima inquadratura.

Però (e vengo ora a dire come la doppia rivelazione del finale incrini ai miei occhi la tenuta dell'opera) nel finale, il complesso marchingegno oliato dalla ditta Nolan si inceppa in 2 punti non trascurabili.
Il primo è di credibilità obiettiva; la notazione è per così dire "tecnica". Nolan ci tiene, alla credibilità. Bene: a me non va giù che il personaggio interpretato da Jackman

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Per quanto verosimile il personale trucco del personaggio di Bale

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, esso è diabolico e difficilmente sostenibile, da un punto di vista psicologico. Il film qui svela tutto il suo limite di raffinata allegoria più attenta però a sfumature esteriori di quanto non lo sia della verosimiglianza psicologica.

Ad ogni modo resta pure un favoloso ritratto di due forme diverse di ossessione per l'illusionismo: quella di Jackman nasce dal desiderio inconscio che lo spettacolo non sia illusione, ma pura realtà (dunque magia); l'ossessione di Bale invece nasce e si sviluppa sull'etica del baro, la doppiezza di colui cui sta benissimo che l'illusione sia inganno, al punto da riuscire diabolicamente a ingannare gli affetti più cari.
Due modi diversi di stare al mondo (e al gioco) dello spettacolo.