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IL MIO MIGLIORE AMICO regia di Patrice Leconte

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Giordano Biagio     6 / 10  08/01/2007 16:16:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film inizia bene promettendo cose divertenti e di buon interesse. Il tema del senso e delle difficoltà delle relazioni in cui viviamo è reale, sono problemi che si ritrovano probabilmente in ogni città Europea piccola o grossa che sia. Il benessere e la ricchezza possono inaridirci e renderci antipatici? E se ciò è vero è possibile rimediare? E cosa dà il ricco al "prossimo" sociale composto da poveri e bisognosi di rispetto?
Il film sviluppa bene il rapporto tra Francois che è ricco e il taxista che è di modeste condizioni, finalmente le parti sembrano invertirsi: il ricco antipatico cerca il povero simpatico per imparare ciò che a lui manca in comunicativa.
Il fatto è che Leconte non ha il coraggio di spingere sull'acceleratore e andare verso il nucleo del problema della solitudine di Francois cercandone delle ipotetiche cause. Una sorta di pudore borghese sembra allontanare Leconte dal centro delle questioni messe in campo, tra queste la principale sembra che riguardi la solitudine, il peso mascheratamente tragico della solitudine di Francois (una solitudine velata pietosamente da interessi artistici maniacali).
Leconte si avvia verso la seconda parte del film privo di idee rendendo la narrazione banale e prevedibile. Abbandona ogni ricerca analitica su ciò che di più profondo opprime la vita di Francois. Su ciò che lo rende antipatico e spesso antisociale. Peccato davvero sarebbe stato un film interessantissimo.
andreapau  15/01/2007 09:45:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
eh si,peccato davvero....comunque ti sei consolato con il bellissimo "il prescelto",al quale hai dato sette e mezzo addirittura!questa è l'ennesima riprova che a film scoop distribuiscono le stellette in maniera inversamente proporzionale alla competenza in fatto di cinema.