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JIMMY DEAN, JIMMY DEAN regia di Robert Altman

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  16/12/2006 14:35:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Temevo che l'estate finisse, invece durerà per sempre"


Puo' darsi che sia un po' stucchevole questo Altman dei ricordi, puo' essere che sia elegiaco nella sua rappresentazione (quasi un musical senza musica) ma è un film di sconfinata bellezza: questo è il piu' bel ritratto dell'incombente
declino dei Miti, della fine dei loro feticci e della crisi perdurante delle leggen-de che li riguardano.
La storia tradisce fin troppo una dichiarata vena teatrale? Ebbene sì, si svolge interamente in un emporio, ed è un mare di chiacchere, ricordi, rivelazioni (anche sorprendenti, come l'operazione di Sissy, la fragilità mentale di Mona, la "sorprendente" identità di Joe/Joanna), una galleria di volti e personaggi memorabili che si ritrovano nello stesso luogo, vent'anni dopo, dove erano stati girati gli esterni dell'ultimo film di James Dean, "il gigante".
Il film che segno' il suo Mito definitivo, e la data della sua morte (Settembre 1955 incidente stradale con una porsche bianca).
Figli legittimi della memoria o dell'immaginazione, restano i ricordi che non possono ritornare piu': partono come dolce nostalgia e si fondono in un'amarezza a cui non resta altro che l'accettazione passiva e consapevole di tante vite segnate dal brusco cammino della vita verso la maturità
Come quella di Edna, vedova di un marito ubriaco, rissoso e violento.
O di Joanna, ex-Joe (straordinaria come sempre Karen Black nel ruolo di una/o transessuale) , ex gay umiliato e violentato da un gruppo di omofobi (tra cui il marito di Edna) e costretto a fuggire dal luogo per rifiugiarsi nella trasformazione sessuale della sicurezza (?) femminile, alla disperata ricerca di una sua identità.
Un tipico film à la Altman, con gli echi agrodolci ma in fondo molto amari del tempo che scorre, impetuosamente, e mostra le sue brutali verità.
Ottima la Mona nevrotica di Sandy Dennis, attrice particolarmente a suo agio nei panni di donna fragile e poco appariscente.
Un film che si congeda nell'arco di due ore, come un'incantesimo onirico, nel segno di un'idealizzazione utopistica della memoria: strepitosamente bello