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THE DREAMERS - I SOGNATORI regia di Bernardo Bertolucci

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ULTRAVIOLENCE78     8 / 10  02/02/2009 00:09:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come film sul fallimento del ’68, devo ammettere che l’ultima “fatica” di Bernardo Bertolucci risulta molto originale, nonostante le innumerevoli citazioni cinefile (“ex multis”: “Bande à Part” di J. L. Godard, “Luci della Città” di C. Chaplin, “Il Cameraman” di B. Keaton) di cui è imbevuta possano lasciare pensare il contrario.
Il regista parmense gioca sul libertinismo di una coppia di giovani germani francesi, il cui rapporto libertario portato alle estreme conseguenze -fino a coinvolgere la sfera sessuale che rasenta l’incesto- nasconde un’atteggiamento puramente refrattario a valori etici, ponendosi come il riflesso del tradimento, che nell’ambito più ampio del movimento sessantottino, si è consumato nei confronti dei principi da cui originò quest’ultimo. Il controcanto ai due fratelli è Matthew: uno studente americano che, entrato nelle grazie della coppia, avrà modo di prendere contatto concretamente con un esempio del sostrato umano-intellettuale del ’68 francese, toccando con mano la degenerazione che già germinava in seno a quella rivoluzione sociale. Matthew incarna la parte nobile del movimento: egli rifugge da qualsiasi forma di violenza e di prevaricazione, sia essa fisica o intellettuale, e la sua incapacità di conquistare pienamente l’amore di Isabelle e di far rinsavire Theo, cercando di spiegargli gli errori alla base del suo comportamento reazionario (per questo accostabile a quello di qualsiasi despota totalitario), sarà il veicolo per rappresentare l’amaro disincanto, la sconfitta di una speranza che si è conchiusa malamente, come testimoniano le scene finali della pellicola. Ma soprattutto quell’ultima immagine con cui essa termina, e che rappresenta la negazione di quel pacifismo tradito e calpestato. E nello scenario di fallimento che si va tratto tratto delineando, le figure genitoriali, apparentemente marginali all’interno della narrazione, costituiscono l’emblema di quell’imborghesimento tanto deprecato e avversato negli ambienti studenteschi dell’epoca, ma in definitiva non peggiore e sicuramente più rasserenante rispetto alla deriva di intolleranza cui portarono le lotte sociali del ’68 (significativa la reazione pacata e saggia del padre e della madre di fronte allo spettacolo quasi incestuoso dei figli, segno di una comprensione e di una tolleranza estreme).
Ma il film si rivela anche un viaggio nelle zone più “scabrose” della sessualità,: l’esplorazione di un rapporto estremo e totalizzante tra un fratello e una sorella uniti da un vincolo morboso e indissolubile, che preclude l’ingresso di soggetti terzi.
Sotto il profilo formale, “The Dreamers” si presenta come un’opera dal sapore “nouvelle vagueiano”, in cui i rimandi e gli omaggi ai film francesi (dai bellissimi titoli di testa, in cui risuona la splendida “Third Stone From the Sun” di Jimi Hendrix, alla citazione della celebre corsa nel Louvre di “Band à Part”), cui si aggiungono quelli ad altri classici cinematografici, si sposano ad uno stile registico raffinato e privo di eccessi manieristici.