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LO SPECCHIO MAGICO regia di Manoel de Oliveira

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8½ / 10  08/12/2006 21:35:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Beh stavolta è interessante tanto lo spunto del film (De Oliveira continua a interrogarsi sulle questioni della fede e della spiritualità nel mondo contemporaneo) ma il suo approccio stilistico.
"Elspelho magico" è una sorta di raffinatissimo mosaico dove vengono intrecciate storie che compongono immagini, e viceversa.
Nel primo tempo, Luciano diventa un "protetto" del direttore del carcere, è al prigioniero che l'uomo affida il senso della vita.
E' un mirabile confronto che fa intuire quanto la forza della ragione dell'essere non sempre sia testimone degli errori personali e del gioco di ruoli nel tempo.
Nella parte centrale, Luciano - finalmente libero dal carcere - si confronta con la ricerca "divina" della ricca Alfreda (personaggio molto molto Bunuelliano, a cominciare dai suoi flashback onirici) e lì sancisce il contrasto tra due visioni della vita completamente diverse.
A tratti, questa parte è troppo sottolineata e tediosa, tuttavia sorprende l'incomprensione anche sociale verso una "fissazione" che diventa a poco a poco patologica, e che segna l'incomprensione della donna non tanto o solo verso il mondo esterno ma anche e soprattutto verso il "mondo interiore" che psicologicamente tenta di sovvertire, direi di "abdicare".
Indicativo di questo passaggio è anche la forza estetizzante della vacanza (vera o immaginaria?) a Venezia, il viaggio in Terra Santa come la Binoche di "mary" (cfr. sottovalutatissimo capolavoro di Ferrara) , dove la dimensione "spirituale" indotta (Israele) e forse evocativa (Venezia in autunno?) si amalgamano in un'ideale e ambigua condizione di "fede", oppure di semplice "passione visiva" (in tal caso, l'esigenza di una Visione stereotipata della Santità" di Maria potrebbe non bastare piu').

In pratica, con questo film De Oliveira sembra rileggere il bisogno concreto (e astratto) di "prove sovrannaturali" per la nostra carente e debole dimensione di fede.

Un plauso, dunque, incondizionato, soprattutto per quei primi venti minuti del film, e per aver concesso alla mia città (venezia) di apparire "fantasma e apparizione di se stessa, incanto e discanto visivo", ben al di sopra dell'immagine da cartolina che spesso appare nel cinema.
E, cosa rara, ha condensato il Mistero della città lagunare in pochi secondi di fotogrammi