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LA SOTTILE LINEA ROSSA regia di Terrence Malick

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Crimson     10 / 10  28/09/2006 15:30:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Rientra nella mia personale top25 (ad essere precisi è tra i 15 film più belli che io abbia mai visto).
E' il Capolavoro di Malick. Questo regista fin dall'esordio ha cercato di approfondire in particolare il tema dell'evoluzione del pensiero dell'uomo, attraverso interrogativi spasmodici che quest'ultimo si pone sulla propria natura, sul mondo circostante e spesso sull'eventualità di un rapporto con un'entità superiore.
L'uomo di Malick abbonda di introspezione. Il codice comunicativo con lo spettatore è la voce fuori campo, che traduce come vengono interpretati determinati eventi, e di conseguenza come tali pensieri si riflettano sulle emozioni e sul comportamento. L'uomo di Malick non è mai uguale a sè stesso tra l'inizio e la fine della pellicola. Egli è protagonista/oggetto di una mutazione intrapsichica.
Questo preambolo vuole essere una piccola risposta alle critiche idiote che alcuni hanno mosso al film circa 'i soldati-filosofi'. Il soldato de 'la sottile linea rossa' và visto come uomo, e non è affatto difforme dalle ragazzine dei due film precedenti o da Pochaontas del film successivo.
Questo è il film più riuscito secondo me perchè il percorso analitico di Malick non poteva tradursi meglio se non tramite il tema della guerra. Gli effetti prodotti da quest'ultima sull'uomo si intersecano perfettamente con il senso del cinema del regista.
Altra critica puerile al film sarebbe l'eccessiva introspezione di più personaggi. Pensare che in realtà Malick ha ridotto considerevolmente questo dato rispetto al libro! l'interpretazione delle vicende che scaturisce da più angoli di osservazione è a mio avviso una vera e propria risorsa del film. A questo punto mi preme esprimere un punto di vista personale. Nonostante la diversificazione dei pensieri espressi dai diversi personaggi, volendo categorizzare si ha in realtà come l'impressione di due grosse tipologie di uomini: l'uomo-sognatore, che è riconducibile soprattutto nel personaggio interpretato da Jim Caviezel, e l'uomo-realista, incarnato dal personaggio interpretato da Sean Penn.
Il sognatore idealizza. Ha scoperto un mondo migliore in cui non ha visto sofferenza, umiliazione e senso del possesso (più o meno ciò che scopre il capitano Smith nel film successivo). Il 'mondo migliore' non è inteso solo come macrosocietà in cui vige il 'quieto vivere', ma può anche essere un angolo personale in cui l'uomo s'illude di aver trovato l'atarassia (e qui coincide lo spazio privato del soldato con la moglie - personaggio fantastico). Il sognatore, per quanto ammirevole, è sopraffatto dalla vita stessa. La guerra è la macchina che per eccellenza schiaccia gli ideali di convivenza e di serenità dell'uomo. Il sognatore spesso si chiede se e cosa ci sia realmente al di là dell'orizzonte. E' un punto che sembrerebbe insoluto nella cinematografia di Malick, dal momento che il suo uomo non trova mai una spiegazione definitiva e rimane col dubbio eterno. Però non assume mai una posizione netta, la sua è una costante ricerca. Spesso l'identificazione di d.i.o. sembrerebbe coincidere con la natura stessa. Avvolto in uno scenario in cui non si ritrova, il sognatore in realtà prosegue la propria incessante 'battaglia personale' e 'morale' pur riconoscendo che sarà sopraffatto. Al contrario, il realista sembra adattarsi alla situazione pur essendone sdegnato. Sean Penn spesso parla di 'luce negli occhi' che vede in Caviezel (per comodità definisco così i due personaggi, dei quali non ricordo i nomi, tanto per cambiare) adducendo che la propria ormai è persa nel tempo. Il 'sogno' (chiamiamola pure 'utopia') in lui è sparito del tutto ormai già da tempo. La soluzione allora qual è? come dice lui stesso, crearsi un'isola attorno, una protezione meramente psichica e mascherare così facendo tutto l'orrore che ha visto e a cui si è abituato. E' proprio questo uno spunto interessantissimo ma estremamente agghiacciante: egli ormai è abituato all'orrore della guerra, ne è consapevole, ma non può far altro che sottomettersi alla sua spietata legge.
Che Penn sia in realtà un personaggio positivo lo comprendiamo da numerosi eventi ("la sua medaglia glie la dico io dove ficcarsela..."), ma a livello di evoluzione del pensiero umano, preferisco di gran lunga il percorso del sognatore/Caviezel, che ha tutto il diritto di poter esclamare "sono due volte l'uomo che è in lei".
amterme63  20/03/2008 22:32:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bello. Bello questo commento, Mauro. Bravo davvero. Mi hai fatto un po’ pentire del voto che ho dato a questo film, forse sono stato troppo basso. E’ che non riesco a sopportare le persone che si trastullano troppo senza tradurre in fatti concreti. Quella “passività” che anche tu hai notato mi ha fatto un po’ rabbia e per questo ho un po’ preso le distanze dal film. Il fatto è che certi argomenti spirituali universali (la fede, la morte, lo scopo della vita, la missione dell’umanità) rendono meglio se trattati come fa Tarkowskij. Lui almeno gioca a carte scoperte, presenta i temi in maniera metaforica e generale e poi ognuno è libero di tradurli come vuole in comportamento concreto quotidiano. Vedendo invece il film di Malick mi sono detto: “ma perché si stanno a fare adesso tutte queste domande che non avranno mai risposta, a cosa serve? Le guerre e la distruzione della natura nascono perché ci sono pochi grandi gruppi economici e politici che hanno troppo potere e scarsi controlli, non è certamente una questione metafisica. Le guerre hanno dei responsabili con nome e cognome: la guerra in Iraq Bush, la 2 Guerra Mondiale Hitler. E poi a cosa serve rinchiudersi nella propria isola? Se ti ribelli da solo ti vengono a cercare e ti riportano indietro come è successo a Caviezel all’inizio film. Rifugiarsi tutti nella propria “isola” non serve a nessuno, non ferma certamente il “male”.”
Leggendo il tuo commento ho invece pensato: “perché prendersela con questo film? E’ semplicemente un’opera d’arte e va giudicata come tale. Dal punto di vista artistico non si può far altro che far tanto di cappello. E’ proprio un capolavoro anche se a me ha fatto più impressione la carneficina delle menti, la carneficina della ragione che ha rappresentato così bene Kubrick con Full Metal Jacket, il film “di guerra” che preferisco.”
Crimson  27/03/2008 21:10:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
grazie mille per le tue parole. E' un film che devi vivere addosso. Troppo poco è il tempo per vivere per lasciarsi sfuggire certe riflessioni, sulla mia vita. Sulla mia morte, che mi offre la mano ogni giorno.