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L'IMPORTANTE E' AMARE regia di Andrzej Zulawski

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Crimson     8½ / 10  11/10/2009 22:41:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' la prima opera che il regista polacco ha girato (o meglio, "ha potuto girare") al di fuori dei confini nazionali. Il cinema di Zulawski è disperato, malato. Un cinema singolare, controverso e irripetibile. Un aspetto che egli cura in modo maniacale sono le tonalità cromatiche presenti in modo persistente nei propri film: in 'Possession' è il blu, ad esempio, mentre in questo film è il marrone. Scenari degradati e malconci, come i personaggi 'maledetti' che vi abitano.
Il prologo è straziante: un'attrice che sul set non riesce a pronunciare la battuta "ti amo". Costretta a recitare in film pornografici, Nadine è una donna di trent'anni fallita in campo privato e professionale. Il matrimonio con Jacques è in crisi, suo marito a sua volta è un uomo debole che cerca invano di mascherare la propria insoddisfazione attraverso un comportamento caricaturale e estroverso. Il rapporto di coppia, al centro delle tematiche cardine del cinema di Zulawski, è il nodo centrale di quest'opera. Quello coniugale non è il solo, c'è soprattutto l'instaurarsi di un legame tra l'attrice e il fotografo Servais: è una passione che non riesce a concretizzarsi. E' l'amore che sfugge, o i protagonisti che si specchiano nelle proprie vite maledette e aspettano di dare un senso a quel "ti amo" o a una notte d'amore in virtù di uno stato di redenzione definitivo, che possa scrollare di dosso tutta l'inettitudine e la ferocia di cui devono loro malgrado nutrirsi per vivere? Servais è lo specchio di Nadine: per vivere è costretto da vecchi debiti a fotografare strane orge (censurate nella vergognosa versione italiana). Sarà il suo amore la chiave morale del suo riscatto, perchè fa di tutto per far scritturare in un'opera teatrale ('Riccardo III', e non è casuale, evidentemente, tale scelta del regista polacco) Nadine. Come egli stesso afferma nel corso del film, è una scelta che fa del male.
In un mondo perverso in cui regnano violenza e sopraffazione, il male di Zulawski ha una strana accezione. I protagonisti sono isterici, le situazioni portate all'eccesso. Poeta radicale, il polacco, capace di mostrare un volto sano e ancora intatto, quello dell'amore, in un quadro così deviato. Com'è possibile? I personaggi vivono un trapasso che permette loro di acquisire quel significato che all'inizio del film mancava: l'attrice ma ancor prima donna che si chiede cosa significhi amare (non ricorda forse la donna/attrice Elisabeth Vogler in 'Persona' nel momento di scegliere il silenzio come rifugio della coscienza?), ripete l'inconsistenza dell'espressione al povero Jacques ma alla fine è in grado di pronunciarla.
Jacques Dutronc se la cava egregiamente in un ruolo scomodo, chi l'avrebbe detto. Romy è Romy, stupenda perfino quando è struccata, in quegli anni è riuscita a generare prove maestose, soffertissime (dietro questa prova che le ha permesso di ottenere il César, ci sarà o no anche il merito di Zulawski di strappare col suo rigido imporsi sul set il meglio dalle proprie attrici - vedi Adjani - ?), in questo film poi esprime una disperazione trascinante. Klaus Kinski, la solita maschera. Mentre recita Shakespeare sembra Aguirre, il suo istrionismo è estremamente calzante per il suo personaggio. Fabio Testi, unica nota stonata, una prova non all'altezza nonostante l'impegno.
Bellissima la colonna sonora.
Marco Iafrate  12/10/2009 17:36:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bene! l'ho inserito tra i film "da vedere". Non lo conoscevo, mi piace troppo Romy Schneider.
Crimson  12/10/2009 19:16:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi fa piacere, cerca tuttavia di evitare la versione italiana tagliata; quella integrale sfiora le due ore. Anch'io adoro Romy Schneider! Ciao