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ELEPHANT regia di Gus Van Sant

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Brundle-fly     9½ / 10  11/12/2008 20:46:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
“Elephant” di Van Sant: il nuovo Bresson, il medesimo stile registico. E la stessa aria da Roquentin e dei Magazzini Criminali, per due paragoni invece di tipo letterario e teatrale. La crisi d’identità del soggetto, lo “sfigurativismo” di Bacon, reso con gli attori inquadrati di spalle, anonimi, intercambiabili. Gl’interminabili corridoi come ne “Il Processo” kafkiano di Welles. Lo sfacelo del decorso narrativo lineare, gli attimi, i momenti e gli eventi anch’essi privi di senso e specificità. Nessun rinvio sociologico, solo esistenzialismo dal primo all’ultimo fotogramma.
Poi, purtroppo, verrà “Last Days”: stessi concetti, stessa modalità autoriale, però con una costellazione d’errori madornali, dal casting (Michael Pitt=?) alla location (naturalismo=?), dall’ambiguità sessuale (il Cobain vestito e malconcio come in “Live in Rio”) ridotta a gaysmo allo spiritualismo del morto sulla scala. Ma è un’altra storia, tutt’altro film. Non c’è confronto alcuno con “Elephant”. “L’argent” trasferito a Columbine o, comunque, nel 3° millennio (ogni tanto, a Cannes, coi premi c’azzeccano). A volte tornano e, per un istante, ci si riconcilia col cinema.

Discussione proseguita su:
http://www.filmscoop.it/forum/search.asp?KW=argent&SM=1&SI=TC&FM=33&OB=1

Mauro Lanari
Brundle-fly  14/12/2008 18:03:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E ora continuata anche su:
http://www.filmscoop.it/commenti/default.asp?idFilm=3091&idCommento=506715