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TOTO' E CAROLINA regia di Mario Monicelli

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dobel     8½ / 10  06/01/2010 12:08:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Totò è un caso unico nella storia del teatro e del cinema italiano. Infatti 'Totò' non è un attore, bensì un personaggio, una maschera della commedia dell'arte al pari di Arlecchino o Pulcinella. Se l'arte del Principe Antonio de' Curtis non fosse stata immortalata dalle telecamere oggi probabilmente avremmo degli attori napoletani come Toni Servillo o Luca De Filippo o Silvio Orlando che avrebbero raccolto e perpetrato una tradizione interpretando il personaggio di 'Totò' con tutti i suoi tic e i suoi manierismi così come si fa per Pulcinella o Felice Sciosciammocca. 'Totò' è un personaggio che si trova in situazioni diversissime (dalla tragedia alla farsa, dalla commedia sentimentale al dramma, si trova nella povertà, nella ricchezza, nel bisogno e nella possibilità di aiutare chi è meno fortunato), ma è sempre 'Totò'. In nessun altro caso della storia del nostro cinema si è data la circostanza di inserire nel titolo il nome del protagonista. Così come oggi andiamo ad assistere ad 'Arlechino servitore di due padroni' oppure all' 'Oro di Pulcinella' ecc... così assistiamo a 'Totò e Carolina', 'Totò contro il pirata nero', 'Totò e Cleopatra', senza contare tutti gli altri 'Totò, Peppino ecc...'
Così il caso di Antonio de' Curtis è un caso assolutamente unico nella storia dello spettacolo italiano: unico e definitivo; si tratta infatti della creazione e della incarnazione dell'ultima maschera della commedia dell'arte. Nessuno potrà mai riproporla, però, a causa della registrazione filmata delle interpretazioni del suo inventore che rendono vani e banali, se non patetici, altri tentativi di proposta.
Gassman, Sordi, Mas*****nni, Volontè, Manfredi e quant'altri hanno sempre interpretato personaggi al di fuori di sé; hanno sempre dato vita a caratteri differenti ed esterni; 'Totò' ha dato vita a se stesso incontrando e vivendo tutte le esperienze possibili. Non sono d'accordo con Monicelli (il regista di questo bellissimo film) quando dichiara di non aver saputo sfruttare al massimo 'Totò', a differenza di altri suoi colleghi dopo di lui (il riferimento era a Pasolini). Pasolini non ha sfruttato 'Totò'. Pasolini non ha mai diretto e non avrebbe mai potuto dirigere 'Totò': ha diretto sapientemente Antonio de' Curtis: la differenza è abissale. Devo anche dire che a mio avviso Antonio de' Curtis ha dato le proprie prove migliori come 'Totò' (ma questo è un parere del tutto soggettivo). Monicelli dirige 'Totò' come pochi altri hanno saputo fare, anzi forse nessuno. Questo film , assieme a 'Guardie e ladri' (il capolavoro di 'Totò' a mio avviso) è una lucida analisi delle situazioni di miseria esistenti appena dopo la guerra; non si tratta solo di miseria materiale, ma anche di miseria morale. Una società che stava perdendo ogni punto di riferimento, o che semplicemente stava avvertendo come i punti di riferimento dopo la tragedia bellica si stessero modificando ineluttabilmente, si attaccava ancora disperatamente a valori un po' ipocriti e di facciata per la paura di valori legati ad una sincerità che ha sempre terrorizzato l'uomo. Eravamo ancora in un'italietta piccolo borghese nella quale l'ignoranza soffocava quella pietà e quel buon senso spicciolo tipico di una fascia non certo benestante costretta dalla propria miseria a chiamare le cose col proprio nome e a vedere oltre le apparenze per istinto di sopravvivenza.
Un bellissimo film, dunque; di quelli in cui 'Totò' si trova a dover dare fondo a tutta la propria compassione per regalarci valori alternativi più veri e più condivisibili.