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LA RICERCA DELLA FELICITA' regia di Gabriele Muccino

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Blutarski     2 / 10  13/01/2009 12:28:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fin dai primi istanti del film si respira una brutta aria, l'aria malsana e un pò stantia (scusatemi il paragone) di una stanza di un bordello. Si perchè è proprio questo ciò che suscita il film di Muccino, il connubbio tra qualcosa di estremamente consumato frammisto all'immoralità di una violazione, consapevole per altro.

Io adesso capisco molti dei vostri commenti compiaciuti, perchè è facile farsi trarre in inganno (non sto accusando nessuno di essere stupido sia chiaro, dico solo che a molti secondo me è mancato un pò di spirito critico) dalle tematiche di questo film e dal modo assai subdolo e disonesto in cui è imbacuccato. Basta infatti disossare un poco l'intelaiatura della trama per disinnescare quello che a mio parere è una storia che interpreta sì il sogno americano, un sogno che però Muccino forse non sà essere stato abbondantemente e in più riprese, forme, situazioni, occasioni frantumato sia da altri illustri colleghi, che dalla realtà stessa in cui viviamo, anzi vivono alcune classi americane.

Il film è infatti privo di qualsiasi riflessione sociale, a cui invece furbescamente e continuamente rimanda. Al di là del fatto realmente accaduto, quale assurda e deviata mente può individuare il concetto di felicità, intesa anche come gratificazione (perchè il film di questo parla) nel successo di un broker finanziario, in quel capitalismo yuppie sfrenato degli anni 80, classista, cinico, modaiolo insomma primo interprete dei mali di quella società (forse un pò estremizzato,ma mi viene in mente American Psycho).
No. Invece da come Muccino ce li descrive i broker non sono gli squali di Wall Street di Stone, no, no.. sono amichevoli e gentili uomini d'affare da pacca sulla spalla, non sono dei classisti figli di pu.ttana come in Una poltrona per due, no, no, sono tipetti simpatici con cui portare i figli allo stadio o gente che si ricorda di ridarti 5 dollari. Sono loro i tipi giusti da cui ricevere gratificazioni con le lacrime agli occhi!

E Muccino si da anche una zappata sui piedi quando in quella maniera veramente da paracu.lo, ma veramente ragazzi, ci mostra la povertà in fila al Glide Memorial Church non percependo nemmeno lontanamente il senso di ingiustizia sociale che questo contrasto provoca.

Quale mente perversa partorisce simili bugie, alla luce peraltro della situazione che viviamo in questo periodo? Come fa Muccino ad associare il concetto di Pursuit of Happyness della costituzione americana nella più materialistica, feroce e spregiudicata, cultura economica del pianeta? Come fa a non vedere che la felicità di quel singolo rispecchia in realtà l'infelicità e la povertà della massa? Come si fa a non capire il cortocircuito di questi ragionamenti? Come può pensare di darci a bere veramente che la ricerca della felicità coincida esclusivamente con il successo economico e che i patrioti soprattutto intendessero questo?
Ma soprattutto: che ca.zzo vuole dire questo film? Vogliamo veramente credere che Chris Gardner non l'ha mai messo nel cu.lo a nessuno? E anche se non l'ha fatto, può l'immensa ricchezza di un uomo riscattare la povertà di tutti gli altri? Mi sembra la canzone di Gianni Morandi uno su mille ce la fa...
Forse era meglio un titolo tipo: la ricerca della felicità???

Dò anche per buona la prova di Smith, tecnicamente bravo e che per ovvie ragioni crea un'intesa speciale e ovviamente commovente con il figlio (e questo Muccino lo sa e ne abbusa parecchio). La stessa regia non fa ca.gare obiettivamente parlando, ma nemmeno brilla! Bisogna considerare che Muccino stavolta aveva mezzi e denaro, questo è un elemento che secondo me va necessariamente tenuto in considerazione. E questo va più che bene per gli americani dove la formula del sogno americano, dell'happy end, riproposta in tutte le salse va comunque sempre bene. Immaginate che delusione per loro sapere che hanno goduto come i pazzi per un film realizzato da uno scarto intellettuale della nostra società, da un sottoprodotto malandato e ignorante di una cultura televisiva ipocrita e corrutrice. E in questo gioco ci sono caduti anche loro e forse per una volta non rimpiango di essere italiano...

P.S.: questa è la parte della mia vita in cui faccio a pezzi l'ennesimo film di Muccino.
outsider  04/11/2009 22:46:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
se un film non lo capisci nel profondo e lo critichi demagogicamente sol perchè ti infastidisci fai una fesseria vuota che non vale nemmeno per te e dai un disservizio al sito.
comunque, lasciatelo dire, tu la sensibilità l'hai nel buco del...
Blutarski  23/12/2009 02:36:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In anni di filmscoop ho imparato a riconoscere tutte le categorie di utenti e tu sei uno di quei soliti che cominciano sempre con un: "eh ma se il film non lo capisci.." solita argomentazione sfigata in partenza di chi non ha veramente che fare nella vita. Solo questo mi indurrebbe a lasciarti sbattere però vabbè uno ci prova sempre a spiegarsi.

Tu hai capito il film? Da quel poco di semiotica che ho studiato la struttura narrativa profonda è articolata in questo modo:

stato iniziale con assenza di denaro = assenza di felicità,

stato centrale con ricerca di denaro = ricerca di felicità (fase più importante del film in cui l'assenza di denaro è caricata di tutti i valori disforici-negativi polarizzando i valori euforici e positivi della presenza di denaro),

stato finale con raggiungimento della felicità = raggiungimento della ricchezza.

Dal punto di vista della valorizzazione il denaro che dovrebbe essere il "mezzo" per il raggiungimento della felicità coincide alla fine con l'oggetto di valore, con la pericolosissima identificazione tra denaro e felicità.

Non solo...
per logica la povertà ovvero l'assenza di denaro è uno stato dal quale il protagonista rifugge con tutto se stesso, trapela un giudizio di disgusto nei confronti della povertà, che forsi molti hanno confuso con pietà.

L'essere sensibile non significa che devi fare a pugni con la logica. Altrimenti sei solo emotivo che è molto diverso. Non credo che commuoversi con le pubblicità della fiat sia una questione di sensibilità, eppure molti si commuovono e credono di essere sensibili per questo, invece sono solo emotivi.

Vorrei sottolineare che non do nessun giudizio di merito, dico solo che in tutto questo non ci vedo niente di profondo o una morale forte e convincente.
Se mi concedi un ossimoro questo film è pieno di bei sentimenti vuoti.

Mi scuso di aver scomodato Greimas per un film di Muccino.
outsider  10/10/2011 00:41:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
cactus, ma te ed io ci conoscevamo! vedi che la mia memoria perde colpi?
ben ritrovato, comunque.
Blutarski  10/10/2011 14:16:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ahaha, chiedo venia se in passato sono stato scortese con te!
outsider  10/10/2011 21:10:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ma per carità, probabilmente avevi anche un pò ragione. e poi almeno sia io che te abbiamo espresso le nostre vedute senza insulto.
fotogenico  12/08/2009 21:15:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Complimenti per il commento che coglie nel segno.

Aggiungerei che mi ha disgustato il vedere come il protagonista letteralmente si umiliasse al fine di risultare "il primo della classe".

Manca poi un qualsiasi giudizio sulla degradante "lotta tra poveri" che si propone su due diverse scale sociali: tra i senzatetto in fila per un posto in cui dormire e tra gli applicanti che aspirano al posto di lavoro.
Anzi, sembra che il messaggio sia proprio quello di sforzarsi di scavalcare i propri pari, piuttosto che lottare per un modello sociale piu' equilibrato.

PS: una piccola nota tecnica: resta da stabilire come i protagonisti abbiano tirato a campare tra il primo giorno di lavoro e il primo stipendio; questo sarebbe trascurabile se la storia non fosse stata tirata mielosamente fino all'estremo, mentre invece a questo punto lascia lo spettatore insoddisfatto

Blutarski  23/12/2009 02:04:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mancanza di giudizio, esatto, direi che l'espressione calza a pennello. E' l'impressione che ho avuto anche io, per questo mi ha fatto incazzare. Muccino è un furbo, sa mescolare bene le carte e alla fine la gente prende per buone delle *******, crede che sia un film che guarda alla povertà e io dico si la guarda ma con disprezzo, dall'alto verso il basso, da chi alla fine ce l'ha fatta. Cosa che di per se non è deprecabile attenzione, ma non puoi pensare di ricamarci sopra anche la morale.

Per ciò che riguarda la nota tecnica ti direi di considerare (anche se non l'ho letto) che genere di libro può essere quello da cui il film è tratto, è abbastanza romanzato su!
outsider  23/12/2009 18:59:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
guarda Ti rispondo seriamente e non tTi do dello sfigato come Tu hai fatto con me, anzi. Ti dico che mi piace cercare di vedere una cosa magari da un lato da cui non sono stato capace di vederla, pertanto Ti/Vi rispondo perchè mi avete incuriosito con il discorso presunto dello sguardo di disprezzo alla povertà, chè, questo mi è incuriosito, è giunto a Voi. Sono un sensibile, pertanto, anche se sinceramente penso che non sia stato voluto questo da Muccino, se è giunto a Voi evidentemente c'è un qualcosa nella trama che porta a questo, a meno che non lo9 dica uno che odia Muccino.
Ora, avendo visto il film a me non sembra, però è probabile che rivedendolo noterei magari qualche segno che potrebbe portare altri a questo. Non so. Certo che nella vita uno non può, ad esempio, pensare che è sbagliato girare con il cappotto nuovo e la macchina lucida poichè c'è quello che lo giuduica snob. Perchè snob per eccellenza è quello che gira in 500 d'epoca in Montenapo ( esiste sul serio ed è uno degli eredi di Agnelli, giovane universitario).
Non mi dite che non c'entra come paragone, guardate che è la medesima cosa. Muccino ha semplicemente dipinto una realtà per come poteva, enfatizzando ovviamente situazioni vissute realmente dal protagonista per farle giungere allo spettatore.
Un'altra possibilità è che VOI ( perdonate, non è un insulto ma analizzo tutte le vie) effettivamente pensiate (VOI ripeto) questa cosa sulla povertà, ovvero siate condizionati dal presunto pensiero della gente di oggi che vive più di apparenza che di sostanza e ne vogliate fuggire, pertanto giudicate Muccino così.
Insomma, sarebbe da valutare.
Io non mi permetto di dire che non hai capito il film...per intenderci, solo perchè sono in controtendenza con quello da te scritto. In questa situazione mi sembrava che ad essere commentato non fosse il film ma il presunto pensiero del regista odiato.
Senza antipatia alcuna.
Buon Natale.
outsider  23/12/2009 19:02:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ovviamente "mi ha incuriosito e non miè" maledeta tastiera piccola!
Blutarski  03/01/2010 13:20:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao e Buon natale anche a te. Scusa ma non ho capito benissimo il tuo discorso. Io non ho mai parlato di valori assoluti, nel senso che non mi permetto di giudicare ricchi o poveri in alcun modo, sarebbe sciocco e inutile. Devo fare alcune considerazioni per farti capire il modo in cui cerco di giudicare il film dopo averlo visto:

Il cinema è una macchina molto strana, prima di tutto perchè è immagine. Molto spesso lo spettatore non se ne rende conto ma ciò che gli si presenta non è semplicemente una fiction, un pezzo di realtà. Le immagini sono delle costruzioni, principalmente di significato. Questo vuol dire che il regista ha un grandissimo potere, come uno che fa le costruzioni con i lego. Questo significa che quasi nulla può essere lasciato al caso, specialmente nei film drammatici. Ogni inquadratura, ogni personaggio, ogni angolazione ha un potere nascosto ma estremamente potente, nascosto a volte allo stesso regista. Considera che ci sono inquadrature nel cinema che hanno ormai un potere simbolico che supera di gran lunga lo stesso film.
Per farti un esempio per rendere l'idea, pensa a Schindler's List di Spielberg e al potere di alcune scene che sono diventate simbolo dell'olocausto forse più delle fotografie originali dell'epoca!

Non voglio entrare nel merito del simbolismo, ma mi limito a dire che i simboli sono armi a doppio taglio, da maneggiare con estrema cura. E' evidente che molte scene del film di Muccino sono costruite ad arte per evocare un certa idea nell'immaginario collettivo, cercando di circoscrivere la povertà e dargli un tono patetico (nel senso di pathos). E su questo niente da dire. Ma cosa succede se usiamo questo simbolo per veicolare e rafforzare un messaggio di ricerca sfrenata di ricchezza? Il problema è nel cortocircuito logico che si crea quando da un lato abbiamo tanta compassione e dall'altro il messaggio del film che non è contrario alla povertà anzi, il protagonista non fa altro che cercare di uscirne.

E' un'operazione aberrante quanto subdola,è qualunquismo puro. Alla fine del film non ci sono note amare, ma solo l'idea di una storia edificante, che in realtà è solo una celebrazione dell'ego a discapito della massa.

Visto quanto sono pericolosi i simboli? Ad essi possiamo agganciare tutto e il contrario di tutto, perchè sono difficilmente discutibili, sono cose su cui spesso tutti conveniamo.

E' molto difficile discutere di quei barboni in fila per un pasto o un letto, ma se li cancelli per un attimo capisci che il protagonista di questo film non è simbolo di nulla, se non dell'indecente sistema economico malefico e selvaggio che aihmè oggi ha portato a un mondo di me.rda se me lo consenti.

Io ovviamente ho la mia idea su questo tema sociale, ma ognuno ne ha una propria! Quello che critico è utilizzare simboli in maniera impropria per fottere la gente, questa è pura strategia pubblicitaria amico mio! I meccanismi sono vecchi quanto il cucco e ti assicuro che in Italia non ci facciamo scrupoli a usare i simboli anche più sacri che abbiamo per fottere la gente, tipo lo spot FIAT che per vendere una caz.zo di macchina ha scomodato Falcone e Borsellino o la TIM Ghandi.
Insomma non siamo nuovi a questa prostituzione intellettuale.

L'operazione di Muccino è furba quanto maldestra.Egli è un cattivo regista principalmente perchè è maldestro. Le sue intenzioni non sono affatto buone, non si concentrano sulla storia ma sul pubblico. Dalle primissime scene ho percepito il nauseante tentativo di accattivarsi il pubblico, di coccolarselo per bene per incrementare gli incassi.
Blutarski  13/01/2009 12:51:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vorrei replicare a quanti hanno agitato il fatto che si tratti di una storia vera. Ma che significa che è una storia vera??

Un film, specie se si tratta di una storia vera ha lo scopo di comunicare qualcosa. Questa storia vera...... ha l'intento subdolo di comunicare attraverso qualcosa di reale un messaggio falso. Mi spiego meglio: è un realismo finto, una bellissima scatola, ma vuota.

Io non penso che Muccino voglia solo mostrare una storia vera, sarebbe riduttivo prima di tutto per lui. Come tutti ha voluto comunicare qualcosa.

Io pongo qui una domanda a tutti: c'è qualcuno in grado di dirmi il contenuto del messaggio di questo film? Se si, quel qualcuno sa anche dirmi cosa c'è di nuovo? quale acuta, improvvisa e geniale visione della società avuta da Muccino ha provocato questa orda di consensi?

Grazie
topsecret  13/01/2009 19:30:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il messaggio che il film lancia non è nuovo, ma ogni tanto è bene riproporlo. Non arrendersi mai....detto in poche parole. ;-)
Blutarski  13/01/2009 21:04:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ottimo slogan...