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LA RICERCA DELLA FELICITA' regia di Gabriele Muccino

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The Jack     5 / 10  24/01/2007 19:32:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Muccino fatica ad esprimersi a parole. Lo avete sentito su RAI 3 a “parla con me”?
Però nella sua testa girano molte idee, confuse a tratti, ma a volte la confusione in testa può trasformarsi in quasi arte, con un po’ di fortuna.
L'ultimo bacio e di ricordati di me sono delle pià o meno discrete commedie italiane, con alcuni momenti di bravura, in genere tra gli attori.

Ma questo film non è un film di Muccino. Qui lui non ha ideato nulla.
Non l’ha certo scritta lui la sceneggiatura. Muccino non è un genio, ma saprebbe fare qualcosa di più articolato di questo e magari avrebbe inserito delle storie parallele, dei personaggi secondari significativi, un po' di enfasi e ironia nella recitazione.
Invece mamma america lo chiama, gli dice che fare e punto!
E così ne esce questo film, un loop continuo della stessa scena, dal primo al terz'ultimo minuto. Provo, forse va, no non fa, insisto. Provo, forse va, no non fa, insisto. Un paio di spunti retorici, una asmatica strozzata che cerca di doppiare la moglie e il film è fatto!

Tanto nel piatto ci sono tanti buoni sentimenti e di contorno basta la simpatia epidermica di Will Smith, che è credibile anche da personaggio umile (lui sempre così fico).

-------------- da qui in poi diversi SPOILER --------------

La vita può essere dura, durissima e questo film te lo fa capire fin troppo bene, senza mai far perdere del tutto la dignità del protagonista, che oltre a conservare il suo spirito (notevole), conserva il suo stage da broker, giubbetto alla moda, orologio al polso, cravatte, camice e vestiti in ordine per poi mettersi in fila con i barboni, i soldi per l'asilo del figlio (credito per chi non ha alternative? Può essere), toccando veramente il fondo solo per alcuni giorni.
E tutti gli altri che son li da anni in cerca di un pezzo di pane e di un tetto per dormire? Ah, ma questa è la storia di uno che ce la fa, ce la fa e alla grande. Diventa milionario, e che scherziamo? E per non passare per il solito film da "sogno americano" abbiamo messo 2 ore di incredibili sventure e solo 3 di successo. Così non passiamo per moralisti, retorici e il film può sembrare ancora un film con il suo fascino poetico da perdenti, come già insegna Eastwood con il suo Million Dollar Baby (che segue lo stesso principio, ma ha già più contenuti, spunti, storia).

Ma se il fine ultimo di un film è portarmi li, all'identificazione con il protagonista sconfitto, allora devi farlo bene, mi ci devi portare senza che io me ne accorga, deve sembrare tutto vero, altrimenti ti scopro, amico regista che gioca con le spirali drammatiche a caccia di lacrime e finisci per essere più finto di un regista di action movie.
Titto  25/01/2007 00:31:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Confermo, Muccino ha gravissime difficoltà dialettiche!!!