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ANPLAGGHED AL CINEMA regia di Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  25/11/2006 00:36:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando due registi di varietà che sicuramente i giovani di oggi non ricordano/conoscono decisero di approdare allo spazio televisivo, affrontarono il "pianeta" catodico del varietà sul piccolo schermo con una sorta di continuità generazionale con la rivista dei tempi d'oro e in omaggio ai grandi comici del passato, Petrolini su tuttì.
Quei tempi - della tv in bianco e nero, della Rai senza reti private e locali (solo il supporto di koper Capodistria e Svizzera tv) sembrano lontanissimi, eppure è già qualcosa tentare di ravvivarli, attraverso un linguaggio contemporaneo.
Il successo di Aldo, Giovanni e Giacomo si spiega anche così: in una linea di continuità terrestre e terrena con gli stili del passato uniti alla comicità irriverente e demenziale del presente, atte a divertire piu' generazioni.
E' un melange dove abbondano citazioni cinematografiche (da 2001 odissea nello spazio a Balle spaziali, per concludersi con una - postuma, incompiuta - partita a carte che parodia "le jene"), la rivista, i graffiti urbani di keith haring (come scenario simbolico degli agglomerati cittadini), qualche gustosa leggenda rivisitata visivamente (il mito di Atlantide in contrasto o affinitò con la "metropoli sepolta nella quale ognuno di noi vive?), il teatro, e soprattutto tanta, tanta televisione.

Per quanto sia "solo" la riproposizione dello spettacolo teatrale che ha visto trionfare il trio in tutta Italia, "anplagghed al cinema" mette nero su bianco le collocazioni piu' consone alla loro comicità.
E guardacaso si tratta di personaggi che hanno affrontato spesso e volentieri lo schermo televisivo: Tino Scotti, Macario, Walter Chiari, Peppino De Filippo. Renato Rascel.

Nel loro "anplugged" i tre soggetti non disdegnano vaghe frecciate ecologiste (l'aria "sana" di Milano), e lo sfotto' all'Italietta furba (l'episodio del vigile) , ma il loro umorismo sociale si ferma lì, perchè non è necessario (capirai che noia) che tutti debbano chiamarsi in causa come un Paolo Rossi per es.

Si tratta di una comicità irriverente, ma demenziale e spinta alla caricatura che divide, sconcerta, ma fa a volte sbellicare dalle risate.
La fisicità di Aldo è incontenibile, e l'episodio del museo, di gran lunga il migliore di tutta la "recita", semplicemente strepitoso: mettendo a nudo la condizione dell'italiano medio senza cultura, fornisce diverse e spiccate attenuanti alla formulazione del linguaggio, davanti a cui per un critico d'arte le "strutture spaziali" di Lucio Fontana avranno sempre piu' l'icona del Mito e per molti altri sono solo brutture mai viste.

C'è, in questa dimensione francamente esilarante, tutta l'ingombrante e incomunicabile comunicazione di un Paese diviso, non solo ideologicamente, ma costretto ad esibire da una parte o dall'altra l'odioso smacco della cultura imposta e magari, il piu' "umano" e goffo tentativo, da umili, di comprendere il linguaggio altrui, astruso e indecifrabile.

C'è un momento che tradisce le aspettative, ed è quando il trait d'union tra vecchio e nuovo rivela semplicemente i tratti del teatro tradizionalmente inteso con il pubblico in sala, nel già citato episodio del vigile, in una corsa plateatica (è il caso di dirlo) à la Easy Rider.

E nella folgorazione di un'epilogo, sembra pure che sia diventato obbligatorio concorrere all'autocelebrazione, come insegno' la Gussanti nel finale del suo controverso "W Zapatero".

Ma quel che conta è che tra OGGETTO e RAPPRESENTAZIONE, noi assistiamo alla parodia delle nostre sporche metropoli, implose già nell'arte dei graffiti e delle culture underground, qui esposte al grande pubblico per il piacere di ridere "delle nostre miserie urbane"
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  25/11/2006 00:37:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Opps Guzzanti
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  25/11/2006 11:15:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per "registi di varietà" mi riferisco a Romolo Siena e Antonello Falqui me ne sono dimenticato
Vegetable man  03/12/2006 17:22:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Troppa grazia. Il commento è più articolato del film stesso.