caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

BORAT - STUDIO CULTURALE SULL'AMERICA A BENEFICIO DELLA GLORIOSA NAZIONE DEL KAZAKISTAN regia di Larry Charles

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
dablodablo     2 / 10  26/05/2007 09:13:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Al confronto i vari "Vacanze di Natale" sono opere d'arte. Certo qualche interrogativo il film lo propone : è meglio il kazaco per cui è normale farsi, accondiscendente o meno, qualsiasi donna comprese parenti; che alla fine esporta le "comodità" occidentali per farsi una reputazione; che al rodeo dice chiaramente cosa è una guerra e perchè viene fatta che alla fine ci può sembrare pure simpatico nella sua stralunata bestialità . O sono meglio tutti coloro che dietro una machera di benpensanti fanno le stesse cose, ma "per il bene degli altri". Chi ne esce peggio? Sicuramente l'uomo, kazaco od americano non importa; l'uomo che con la civiltà maschera i suoi egoisti, ma che rimane il bruto di sempre. Io l'ho trovato tremendamente triste, desolante come puo essere lo scoprirsi allo specchio.
Jimi  06/07/2007 16:32:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo la sfilza di considerazioni e di sentimenti che il film ti ha provocato gli metti un 2? mi sembra un pò poco considerando che un buon film è come un buon libro: non deve essere eticamente accettabile ma solo smuovere emozioni nello spettatore, spingendolo, alla fine dello spettacolo, alla catarsi, al pensiero critico delle cose viste, di quelle negative soprattutto; ed è quello che mi pare sia successo in te. Io sono convinto che accanto al lato comico in Borat sia presente un fortissimo spirito di denuncia, del quale, uno spettatore superficiale nemmeno si accorge. Basti pensare alla scena del rodeo, in apparenza esilarante ma in realtà tristissima, come giustamente tu affermi, che testimonia l'ottusa ferocia della gente del west che maschera le proprie paure dietro l'esasperato patriottismo, o alla "corsa degli ebrei" kazacki, pratica ovviamente inesistente ma che nasconde la derisione del regista-protagonista (tra l'altro ebreo, quindi fortemente autoironico) verso tutte le forme di pregiudizio razziale, formule sicuramente poco tradizionali ma quantomai efficaci. Perciò: la prima reazione è sicuramente la risata irrefrenabile, ma il regista non esclude il pensiero "catartico", malinconico alla fine del film. E infatti la domanda che sorge spontanea è: "Come si può cadere così in basso?". E la critica non è rivolta al regista, incolpevole, o meglio, colpevole di aver fatto "recitare" persone normali nelle loro attività quotidiane, ma agli stessi "attori" che, debitamente stuzzicati da Borat, danno il peggio di sè ("voi avete macchina per uccidere zingari?""le consiglio un hammer.."). La critica che rivolgi a Borat non è costruttiva. Semplicemente la colpa che adduci al film, di averti fatto pensare a quanto di negativo possa nascondere l'umanità perbenista colta nella sua quotidianità, costituisce, semmai, un pregio.