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BORAT - STUDIO CULTURALE SULL'AMERICA A BENEFICIO DELLA GLORIOSA NAZIONE DEL KAZAKISTAN regia di Larry Charles

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gerardo     6 / 10  15/03/2007 19:24:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sacha Baron Cohen fa la supercazz.ola agli americani, in parte ci riesce, ma diverte solo per le gag in quanto tali. Il suo personaggio, Borat, è una finta maschera con la quale giogioneggiare. La successione di gag sempre più estreme e paradossali diventa sterile e ripetitiva e non si capisce dove si vuole andare a parare. Satira contro i luoghi comuni degli occidentali verso i paesi in via di sviluppo? Satira sugli stessi usi e costumi di tali paesi? L'impegnativo sottotitolo suggerisce anche un ironico riferimento alla retorica del vecchio regime comunista, retorica probabilmente ancora in voga negli stati più "periferici" dell'ex impero sovietico.
Nelle scene iniziali kazake si respira il clima festoso e scanzonato delle rappresentazioni tzigane e balcaniche di Kusturica, in una indistinta identificazione delle popolazioni dello sgretolato blocco comunista in un unico selvaggio Est-europeo. Ederlezi, Kalashnikov e Bregovic la accompagnano in note. Barbarica, innocente, allegra semplicità animalesca dei "cafoni".
L'istintualità e l'animalità dei gesti di Borat non filtrati dalle regole del vivere civile occidenteale, però, sono funzionali solo alla creazione delle gag e non suggeriscono ulteriori analisi socio-antropologiche sugli usi e costumi kazaki e il loro impatto con la cultura americana.
Bella la versione kazaka di "Born to be wild" del finale.
Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  15/03/2007 21:21:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
va che ora arriva pol e ti dice che non l'hai capito...
Invia una mail all'autore del commento sb6r  16/03/2007 10:37:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bel commento, Gerà!
Fosse stato girato da un italiano non fatico a credere che sarebbe stata usata qualche canzone di Battiato che tra l'altro avrebbe dato un tocco particolare.
gerardo  19/03/2007 16:54:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazzie
patt  16/03/2007 02:29:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
che fai? mi ti sei messo sopra con tutti sti paroloni senza neanche mezz'oretta di pennica? :))
gerardo  19/03/2007 16:56:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se me lo dicevi prima mi mettevo sotto, che poi anche a me così piace di più.

PS: Non credere, c'ho dormito su una notte intera prima di concepire sti paroloni. ;-)
Pasionaria  15/03/2007 19:41:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Hai ragione sull'indistinta identificazione delle popolazioni dello sgretolato blocco comunista in un unico primitivo est europeo, però non è a parer mio funzionale solo alle gag fine a se stesse di Borat, è a mio parere la reale immagine, naturalmente calcata, che gli occidentali, soprattutto americani, hanno di quel mondo da prima del secondo conflitto mondiale. Quello che Cohen ha voluto beffeggiare a suo modo sono gli stereotipi sui quali gli Americani formano la loro cultura popolare.
gerardo  15/03/2007 21:09:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì, Rita, capisco. Quello che dici è la prima nobile motivazione che ho cercato e mi son dato io stesso mentre guardavo il film. Il problema è che il film mi sembra che cerchi più l'effetto deflagrante delle gag (che derivano ovviamente dallo scontro di "civiltà" - qualcuno più razzista direbbe: tra la civiltà e l'inciviltà). L'idea in sè è carina, ma è proprio la ripetitività dell'effetto comico a lasciarmi il sospetto che le gag siano frutto più che altro di un certo autocompiacimento. Come provocazione, in fondo, mi sembra piuttosto sterile.

Non mancano, però, degli spunti davvero interessanti. L'innocente bestialità (inconsapevolmente esibita e con orgoglio!) di Borat si confronta e smaschera la becera e ben più consapevolmente esibita, convinta mostruosità patologica di certe espressioni della cultura americana, come quella delle manifestazioni pseudoreligiose dei pentecostali - un esempio - o del gruppo di giovani "confratelli" WASP in viaggio col caravan. Il confronto culturale trova un punto di contatto proprio nelle manifestazioni più degeneri di razzismo e pregiudizi.
Non so quanto sia voluto, ma sembra che l'integrazione culturale del "primitivo" Borat avvenga in un certo senso con il viaggio sulle highways, simbolo della cultura americana e della formazione stessa della nazione (e del popolo), mito della libertà e della conquista (del West). Se un tempo alla base del mito del viaggio americano c'era la conquista di uno spazio "vitale", di espressione, di un ideale, o più materialmente dell'oro e delle nuove terre da coltivare, con Borat il mito da conquistare è una donna, più prosaicamente una pornostar. Beh, forse in questo senso non è casuale la "Born to be wild" kazaka del finale, che rimanda al viaggio libertario cinematografico per eccellenza di Easy rider.
Ripeto, quanto ci sia di effettivamente provocatorio in tutto ciò non so dire. Volendo si possono trovare anche questi elementi, ma la sensazione della semplice paraculata fine a se stessa è più forte...
Delfina  16/03/2007 11:58:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono d'accordo con quello che scrivi. Anch'io, sinceramente, non ho ben capito quale sia lo scopo del film: di certo, per noi europei, non è un film "comico", a parte alcune scene "oscene" (l'inseguimento e la lotta con l'amico-collega ciccione nudo, una scena a dirla tutta quasi pornografica ma esilarante).

Ciò che mi ha colpito, comunque, è anche un certo spirito caustico, quasi una forma di odio razzista che cova sotto la sceneggiatura. Ma non saprei ben dire se un tale odio sia più rivolto ai poveri kazaki, che comunque – poco ma sicuro – nella realtà non saranno così come li ha ritratti Cohen, oppure agli americani, che, purtoppo, sono per davvero così come mostrati nel film.
Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  15/03/2007 21:39:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pur sembrando anche a me quello l'intento sinceramente l'ho trovato molto più fiacco e ripetitivo di quanto pensassi.
La critica sociale non è superiore a una puntata dei simpson, molte scene sono di troppo (penso niente sia più scontato e meno trasgressivo delle battute sul sesso) e se giri delle candid a milano (sempre che fossero effettivamente spontanee) penso otterrai gli stessi riscontri; alla fine il livello di paraculaggine non è così basso, protetto però da quelli che han criticato il film per una scorrettezza (onestamente lieve) che fa solo buon gioco.