carsit 8 / 10 30/04/2015 09:14:29 » Rispondi Mi sono toccati slasher incommentabili ( vedi " furia assassina"), ma adesso mi prendo la rivincita. "Black Christmas" è l'esempio perfetto di come girare un horror avendo comunque pochi mezzi a disposizione, ma sfruttandoli fino alla fine con efficienza impressionante. Parliamo di un film del 1974 ( ha più di quaranta annj), eppure mi ha saputo inquietare usando escamotage semplici e intelligenti: quanto sono deviate e perverse quelle chiamate al telefono nella quale l'assassino cambia letteralmente personalita, non offrendo indizi allo spettatore? MA oltre a questo, la regia di Clarke è perfetta nel valorizzare lo spazio angusto della casa, gestendo con incredibile capacità la soggettiva del killer, la sua ombra che scivola sulle pareti, i suoi passi e i suoi movimenti . Il cast è dignitoso nella recitazione, i dialoghi sono curati in maniera accettabile e spesso si sconfina anche in tematiche che difficilmente si trovano uno slasher ( aborto). Come hanno detto alcuni utenti, questa pellicola si focalizza molto sull'emancipazione femminile, offrendo alla donna un ruolo perfino di superiorità nei confronti dell'uomo, che in questa pellicola non ne esce benissimo ( vedere il marito di Jesse). La trama di uno slasher ovviamente è sempre quella, mentre la sceneggiatura è buona, nonostante qualche forzatura che metto nello spoiler, ma in film di questo genere sono inevitabili. Da segnalare infine un concentrato molto alto di black humour che si addice molto bene all'atmosfera natalizia. "Black Christmas" la ritengo una pellicola che ha sicuramente ispirato registi come Argento e Carpenter, risultando avanti sia nella regia, che nell'introspezione psicologica dei personaggi ( elemento che oramai è scomparso da film di questo genere). Anche il killer ( vedere spoiler) viene trattato in un modo parecchio brillante. Visione consigliata e cerchiamo di riportare in auge una pellicola che forse è stata un po' dimenticata.
Non ho voluto citarla nella parte visibile, ma la scena dell'occhio che spia la protagonista mette i brividi.
Comunque nelle forzature di sceneggiatura da segnalare la polizia che non passa al setaccio il piano di sopra ( dove risiede l'assassino) , cosa alquanto improbabile nella realtà .
Per quanto riguarda il killer, mi è piaciuta l'idea del regista di non voler offrire la sua identità alla fine. Né le chiamate, né le riprese in soggettiva sono risolutive per determinare la sua identità, e perciò anche il movente continuerà a sfuggire. È un'ottima scelta: non dare volto al nemico è il modo migliore per provocare paura nello spettatore.