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I MISTERI DEL CONVENTO regia di Manoel de Oliveira

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elio91     7½ / 10  07/05/2011 18:07:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Il pescatore dice..."

Non ho mai visto nulla di Oliveira prima ma sapevo a cosa andavo incontro grossomodo visti i commenti sparsi, e la paura era di vedere qualcosa di talmente incomprensibile o noioso da non volerlo nemmeno votare. Infatti quando si parla di un autore tanto importante nella storia del cinema portoghese,così profilico nonostante l'età che avanza e che nonostante tutto continua imperterrito a dirigere,ebbene non si può che rimanere almeno rispettosi del suo lavoro perché di certo non vuole essere fonte di guadagno,quanto espressione dell'anima. Ovviamente mi sbagliavo perché Oliveira ha da dire più di qualcosa come immaginavo,ma questo qualcosa non è per nulla incomprensibile.
Chiaramente lo scoglio da superare è una lentezza non indifferente,il continuo soffermarsi su dettagli che comunque rendono alla pellicola una cifra stilistica elegante e visivamente bellissima; evidente il continuo rifarsi al cinema muto,specie nel finale suggestivo con la Deneuve che riemerge dalle acque (del peccato?).

Magica è l'atmosfera inquietante e sulfurea,un personaggio essa stessa a voler essere precisi.
Film sul peccato in cui una sempre splendida Deneuve, moglie di un professore (Malkovich),viene insidiata subito dal luciferino in tutti i sensi Baltar; contemporaneamente lo stesso accade al marito con l'angelica Piedade. Ma Oliveira mostra il tradimento con un'eleganza non indifferente e in una maniera sibillina: non si può parlare propriamente di erotismo in senso cinematografico tradizionale in quanto non vi è alcun nudo né nessuna sequenze adatta a soddisfare appetiti pruriginosi, ma una certa tensione erotica è sempre presente e necessaria come attrazione verso angelico o demoniaco,appunto Piedade e Baltar rispettivamente. Il rapporto con del professore con la prima è visto sotto una luce gentile e dolce,quello di sua moglie con il guardiano è un continuo ed esplicito richiamo alla perdizione ma mai volgare,sempre seducente.

Accanto a uno stile visuale come detto rigoroso non sempre riescono a colpire i dialoghi filosofici spesso ai limiti della supponenza ma forse semplicemente citazione dell'onnipresente Faust,di cui Il Convento può essere una rilettura o semplicemente un omaggio.
Quel che è certo è che tutto è suggestivo a partire dall'ambientazione e tenendo conto anche delle musiche che sottopongono lo spettatore ad una tensione costante.
Ovvio poi che non è obbligatorio farsi piacere questo tipo di cinema ma provare non fa mai male. Purché poi non lo si giudichi frettolosamente e in maniera incredibilmente superficiale.