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REQUIEM regia di Hans-Christian Schmid

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Jolly Roger     7½ / 10  04/11/2012 16:50:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Requiem è un film drammatico, intelligente, sobrio, curato e recitato bene da tutti gli attori (in tal senso, spicca comunque la bravura della protagonista).

Il film tratta la tematica della possessione demoniaca. Lo fa in modo realistico e serio, senza mai usare facili artifici horror (come il vomitino verde o la voce gutturale, per intenderci) e senza mai entrare nel banale, anzi! Gli autori ricostruiscono con grande cura il background culturale, familiare, educativo ed emotivo nel quale Michaela vive, cresce e, successivamente, purtroppo, sviluppa (o semplicemente accresce?) il proprio "male" interiore. Un male che, forse, è radicato in lei da molto più tempo, nascente da un profondo conflitto interiore sviluppatosi nel tempo soprattutto a causa del complicato rapporto con la rigidissima madre, conflitto che viene a galla ancor di più quando, una volta trasferitasi in città e frequentando i coetanei nell'ambiente studentesco, matura in lei il desiderio di vivere una vita normale, di assomigliare alle altre ragazze.
La debolezza della ragazza aumenta ancor di più in ragione dello sradicamento profondo che esiste tra l'ambiente giovane e cittadino in cui vive durante la settimana, e l'ambiente freddo e carico di tensione che vive nel fine settimana, quando ritorna nel proprio paesino di campagna in seno ad una famiglia che non accetta, anzi letteralmente rifiuta, il cambiamento della protagonista da "adolescente timorosa di Dio" a donna adulta.

Tanto che lei non riesce più ad essere completamente sè stessa in nessuno di questi due ambienti: si ribella, in famiglia, rifiutandosi di essere succube, come in passato, dei dogmi e delle severe regole educative imposte, soprattutto, dalla madre. Tuttavia, nello stesso tempo, quando si trova insieme ai coetanei non riesce ad essere totalmente "normale", trovandosi sempre in preda ai sensi di colpa - rappresentati in modo particolare dalle voci che lei sente, che le urlano "sgua.l.drina!".

Quoto in pieno il commento precedente, quando si parla di concorso di colpe. Se uno ci pensa bene, l'intero sviluppo della vicenda è condizionato dai binari di un inquietante e (relativamente?) inconsapevole concorso di colpe - cui la stessa protagonista, invero, sembra non essere esente. La domanda è: vuole davvero essere salvata?
E, al di là di questo,

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