Andrea Lade 7 / 10 03/12/2006 19:09:01 » Rispondi Il regista tedesco decide di portare sullo schermo la storia di Annaleise Michael, una ragazza affetta da un'incerta patologia psichica , difficile ai trattamenti della medicina classica e resistente ad ogni tentativo di interpretazione. La triste storia di questa adolescente ci era già nota ,grazie a "The exorcism of Emily Rose", che in chiave horror aveva alterato il drammatico evolvere della malattia. Questa volta il soggetto è molto approfondito sul piano psicologico; la protagonista è molto studiata, e l'analisi dei contrasti nel suo ambiente familiare e sociale è molto interessante. La storia diventa un pretesto per far luce su un complesso di fatti, ideologie e generi di vita che caratterizzano quel particolare periodo storico e ogni azione di Michaela è la spia di un contrasto culturale tipico della fine deli anni '70. Tensione tra genitori e figli, tensione tra una visione bigotta-conservatrice e un' esperienza progressive colorata di luci, rock e indipendenza giovanile. Michaela vive continuamente in una situazione limite tra il cattolicesimo repressivo di una famiglia ottusa e la totale molteplicità di stimoli di una vita universitaria eccentrica e rischiosa. La sua isteria degenera e una soluzione estrema la porta al totale deperimento. La critica del regista vale la visione del film, ma la scelta di una chiave documentaristica mi ha perplesso: il tentativo di fornire dati e notizie e l'attenzione di convincere sul piano logico mal si conciliano con esigenze artistiche. Una totale assenza di impatto emotivo caratterizza tutto il primo tempo del film; anche l'eccessivo realismo delle ambientazioni offende il gusto estetico di un pubblico sensibile. Brava, ma non eccezionale la protagonista ,troppo legata alla sua impostazione teatrale, e non riesce a trasformare da sola un bel documentario in un 'opera d'arte. Non rimane che ascoltare i Deep Purple e riflettere sui numerosi riferimenti culturali di questa operazione.