amterme63 8½ / 10 12/11/2006 23:17:23 » Rispondi “La rivoluzione non è un pranzo di gala”: con questa frase di Mao si apre “Giù la testa” di Sergio Leone e può benissimo aprire anche questo film. Viene rappresentato come l’utilizzo del sopruso e della violenza generi un circolo vizioso da cui è impossibile sottrarsi, qualcosa che avvelena gli animi più nobili, che distorce qualsiasi rapporto umano. Il film racconta una storia inventata in un contesto storico reale (l’Irlanda del 1919-23). I fatti storici non vengono forzati e quindi si può considerare come fosse una storia vera. La prima parte del film è molto drammatica e riguarda la lotta nazionalistica per l’indipendenza. La Gran Bretagna fece l’errore, a quel tempo, di appoggiarsi a bande di mercenari. Nel film vengono rappresentati come animali spietati e violenti senza tentare di approfondire il perché dei loro atti. Solo per pochi secondi uno di loro spiega che sono reduci della Prima Guerra Mondiale abituati a vederne e a farne di tutti i colori. La brutalità delle trincee portata nella società civile ha un effetto deflagrante. Anche le persone più miti e raziocinanti non vedono altra soluzione che l’uso degli stessi metodi dei loro aggressori. Questa scelta non viene mitizzata, anzi si mettono in evidenza le conseguenze negative: l’orrore di se stessi, l’abbrutimento, la spietatezza, l’ubbidienza cieca a ordini e iniziative imposte dall’alto. Ci sono scene veramente drammatiche e rappresentative. Purtroppo il film ha un grosso calo di tensione all’inizio del secondo tempo. La firma del trattato di pace con la Gran Bretagna rivela tutte le divisioni che già serpeggiavano negli irlandesi. Ci sono diatribe fra chi si accontenta e vuole mantenere la struttura sociale così com’è e chi vuole proseguire la lotta e instaurare una società con meno disparità sociali. Stanca un po’ seguire le discussioni anche se sono interessanti, ma discutere non serve visto che ormai l’ultima parola viene considerata quella del fucile. E qui piange il cuore vedere lo scatenarsi della guerra civile! Ecco che il cerchio si chiude: la violenza ha trasformato vittime in nuovi aguzzini e li spinge ad usare i metodi che hanno subito, con l’aggravante della distruzione di legami sociali consolidati, addirittura quelli familiari. Ken Loach dà più attenzione e onore nel film al protagonista che rappresenta le idee più radicali, ma alla fine quello che resta è solo la consapevolezza che nessuno esce vincitore. Usare la violenza ha dei costi altissimi. Si sa come si comincia ma non si sa come si finisce.
Scusa se insisto ma davvero non hai trovato irritante quel falso idealismo del fratellone quando sembra rivolgersi agli spettatori e dire "sono costretto ad uccidere mio fratello, e piango per lui, ma faccio il mio dovere"? Volevo alzarmi dalla sedia prima della fine, dopo quella scena, davvero... non mi riesce di condividere la tesi del film che per le ragioni sociali si puo' fare di tutto e che è sempre e solo colpa della società e mai della propria coscienza. Un uomo ha un cervello per pensare e un cuore per agire, non ti pare?
Per quando riguarda l'esecuzione del povero ragazzo avrei senza dubbio disubbidito agli ordini. Non c'è razionalità che giustifichi un atto del genere.
Hai perfettamente ragione, ma io mi stavo già per alzare dalla sedia quando suo fratello (quello che in teoria è l'eroe "positivo" del film) uccide quel povero ragazzino colpevole solo di avere ceduto all'umanissima paura. E' quel povero ragazzino il vero "eroe" del film o almeno la persona più umana e meno schiava di ideologie o interessi di parte. Dopo quella scena ho capito tutto il film. Mi è sembrato un atto di accusa alla "ragione della forza". Chi sceglie la strada del fucile quasi sempre perde il diritto di chiamarsi "uomo". Quelle ipocrite parole di giustificazione del fratricida mi sono sembrate suonare come di condanna e hanno aumentato l'abiezione del personaggio più che giustificarlo. Comunque per tutta la notte dopo la visione del film mi sono chiesto cosa avrei fatto io al posto del dottore nelle scene iniziali. Non so proprio cosa avrei fatto, devo essere onesto, non so proprio ...
rispondo pure qua, dato che mi pare un confronto costruttivo :) non condivido questa tua critica al falso idealismo. Secondo me il film è fatto da immagini singole, poi il resto è amalgamante nella vicenda. Ma quello che deve trasmettere il messaggio sono scene come questa. Naturalmente questa scena si capisce che è una esagerazione, Loach non è uno sprovveduto, e neanche un patriota americano. Però secondo me è fondamentale: il film come messaggio non ha una descrizione storica di quello che è avvenuto in irlanda, almeno solo in apparenza, poi si estende ad un campo più generale, quello dell'asurdità della guerra, dei paradossi che questa crea, delle assurdità. Ammazzare un amico o un fratello è un'assurdità, e sono queste le conseguenze di una guerra. Secondo me la chiave interpretativa è questa...
Sì certo per quanto la trovi una forzatura, è cbiaro che le intenzioni di Loach di riflettere sull'odio guardando al mondo contemporaneo era quella che dici tu