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GRIZZLY MAN regia di Werner Herzog

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  23/12/2007 01:47:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come nei suoi infiniti viaggi, continuo a conoscere Herzog a poco a poco e ad amarlo alla follia. Al tempo stesso, però, l'amante che è in me percepisce i contrasti che appartengono al suo cinema, al suo modo di girare, al suo personalissimo senso temporale che invita a svelare molto lentamente (o cautamente?) ogni sfumatura dei personaggi, ogni particolare delle sue storie.
In questo modo rischia di sconcertare, affidandosi a una narrazione che non è mai lineare ma costituisce il perno umorale di ogni "cadenzato" passaggio.
Una riserva riguarda le interviste: almeno in un paio di casi il confine tra fiction e cinema è labilissimo, e si percepisce una sorta di riserva autoriale dei personaggi intervistati (su tutti, il medico). Insomma, ho avuto la netta sensazione che "recitassero la parte in un film".

"E' strano, quando ti accorgi quanto sei solo" (cit.)

Al di là di queste lievi riserve, il film è ovunque grandissimo: TESTAMENTO e TRIBUTO, un dilemma irrisolto, o la corriva empatia del regista verso un personaggio tanto blasonato, discusso, affascinante ma anche particolarmente egocentrico (in uno dei suoi sfoghi contro l'umanità H. ricorda gli esagitati isterismi di Klaus Kinski) e ossessivo.
La storia dell'uomo che "voleva diventare un orso" invadendo un habitat protetto, convinto egli stesso di poter domare la forza "animale" della natura o anche di se stesso (cfr. il capitolo sul suo difficile passaggio all'età adulta), colui che solo "nel dramma della sua morte avrebbe potuto toccare con le sue parole tante persone".
Anche "Grizzly man", come "Fitzcarraldo" e tanti altri di Herzog diventa una riflessione anche filosofica sull'utopia (cfr. una sorta di Noè contemporaneo) e sull'impotenza umana davanti a una natura che ha, al contrario di quanto pensava Treadwill, la bellezza primordiale della violenza e dell'istinto bestiale.

Diverse immagini straordinarie (su tutte, quella dell'orso che si immerge sott'acqua a caccia di pesci, da vero nuotatore esperto) e la splendida chitarra acustica di Richard Thompson a sorvolare su un "altro mondo" di commovente bellezza
shineonthepiper  28/12/2007 22:43:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ottimo commento. a questo punto non perdiamoci into the wild di penn.
(e ti invito a recuperare il libro, nelle terre estreme, che uscirà a gennaio per corbaccio). ciao