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TRE PASSI NEL DELIRIO regia di Federico Fellini, Louis Malle, Roger Vadim

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elio91     7½ / 10  17/10/2010 23:56:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Metzengerstein (Vadim): voto 6,5
La cosa che accomuna tutti e 3 i film sono le atmosfere gotiche,quelle sì riuscite,ed è uno dei pochi punti di merito del segmento firmato Vadim. Pur interessando e coinvolgendo all'inizio diventa tutto di una monotonia implacabile dopo un quarto d'ora con uno sviluppo che mi è parso,francamente,abbastanza mediocre. Certo Poe pare un pretesto per mostrare un raffinato erotismo fatto di orge nel castello e di un rapporto con un cavallo che quantomeno rimanda a discorsi più imbarazzanti (ma non esplicitamente). Jane Fonda è bella ma il resto è fiacco.

William Wilson (Malle): voto 7,5
Invece qui si vede una storia certamente girata meglio,con più pathos e inquietudine e che,come con Vadim,non disdegna incursioni in un erotismo stavolta masochista e crudele. Il tema del doppio fa sorgere solo domande angoscianti,Alain Delon è glaciale e perfetto nei panni di un uomo (anzi due) senza cuore e crudele. La scena dell'anatomia sulla donna dimostra già la differenza con Metzengerstein,con William Wilson siamo veramente dalle parti di Poe. Molto bella anche quella del poker,lenta ma piena di una tensione costruita ad arte.

Toby Dammit (Fellini): voto 8,5
Ecco,l'episodio più acclamato e certamente il gioiello da ricordare. è strano vedere Fellini alle prese con l'horror e la delusione non c'è. La sua visione si adatta perfettamente ai toni gotici impressi alla storia con il protagonista più azzeccato e maledetto di quelli comparsi in questi 3 passi nel delirio,un vero e proprio attore maledetto come Poe fu scrittore maledetto in vita. Senza modificare di una virgola il suo stile onirico e festaiolo (ma qui siamo dalle parti di una festa di morte) Fellini introduce una Roma completamente diversa da quella che nel film dallo stesso titolo aveva mostrato,quasi come volesse farci vedere un altra faccia della città. O forse la sua è una critica al divismo e all'autodistruzione dell'artista maledetto,venuto a girare solo per il compenso di una Ferrari, causa che porterà alla sua fine. Di certo la cappa di morte circonda sin dalla prima inquadratura nuvolosa tutta la città,bellissima la parte in cui vengono elargiti i premi in una specie di palcoscenico funereo,quasi una catacomba. Se in Roma a illuminare i palazzi e tutta la città ci pensavano i fari dei motociclisti stavolta una Ferrari costretta a vagare senza meta lo fa al posto loro. La bambina col pallone (il diavolo,lo spettro che insegue l'artista)è preso pari pari dall'Operazione paura di Bava. Bisogna pur dire che qui risulta angosciante se non allo stesso modo forse ancor di più.
Il Fellini sanguinario del finale è inaspettato come inaspettato poteva essere un simile risultato di un regista di cui eravamo abituati a vedere toni ora allegri e festaioli,sempre sognanti e felici. Qui siamo dalle parti di un incubo. Adattondola ai giorni nostri,forse proprio Fellini è quello che più di Vadim e Malle si è avvicinato a Poe. Grazie Maestro!