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REVOLVER regia di Guy Ritchie

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deliver     8½ / 10  02/06/2013 11:33:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film rappresenta uno scacco matto allo spettatore, e purtroppo, quando si subisce lo scacco, a nessuno va giù di perdere. E allora vien fuori la reazione stizzita, il commento devastante e sprezzante.
Tutti i critici e visionatori che non hanno capito questo film, non hanno infatti trovato nulla di meglio che demolirlo e detestarlo. In realtà, è solo la loro inettutudine che odiavano.
Revolver non è un ritorno alle atmosfere di Snatch o di Lock and Stock - mossa che in tanti si aspettavano. Revolver è scandito da delle "regole" precise e che nel corso del film ci vengono chiaramente esibite sottoforma di didascalie citazioniste (in tutte le recensioni che ho letto fuori di qui, nessuno ha minimamente ritenuto di conteggiare la presenza di tali elementi; perché in essi c'è la chiave di volta del film).
Una delle regole parla chiaro: il vero truffatore fa sempre credere al truffato di avere il controllo.
Così il pubblico crede di avere il controllo; pensa di aver capito tutto, desidera che i fatti avvengano nel pieno rispetto della prevedibilità che solletica l'orgoglio del "bravo" cinefilo esperto cresciuto a pane e Tarantino. E invece no. Il finale fa scacco matto alle aspettative. E i "tromboni" si risentono, frignano. Ovviamente. In tal senso Revolver potrebbe essere un manifesto sul degrado del cinema a pura arte del ribasso: nel momento in cui si sparigliano le carte e si chiede al pubblico di sforzarsi, di abbandonare le proprie geografie mentali, ecco che arriva il crac. Ecco perché un Tarantino a confronto, racimola sempre consensi: egli fa quello che il pubblico si aspetta che faccia; è da Kill Bill che il suo cinema si ripete stancamente e senza un'anima vera e propria. Ma quando lo spettatore vince la partita, è sempre soddisfatto.
Nell'ultima parte, il film di Ritchie da gangster movie diventa una riflessione psicologica sul bene e sul male, sulle nostre paure e su come "il nostro peggior nemico, si annida proprio là dove non lo andremmo mai a cercare": dentro la nostra mente. E non lo si può evitare, non si può far finta di ignorare questo conflitto. Come dirà uno dei truffatori a Jake "se abbraccerà la sua pena, vincerà questa partita". C'è sempre dunque un inevitabile aut aut.
Un voto alla regia, montaggio e fotografia: 8.
Da rivedere almeno una seconda volta, con pazienza, senza perdere la calma e senza sbroccare. Citando sempre il film "L'unico modo per diventare più furbi è affrontare l'avversario più furbo. " E questo vale soprattutto per lo spettatore, la dove l'avversario è proprio il regista.