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L'ALBERO DELLA VITA regia di Darren Aronofsky

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ulisseziu     8½ / 10  05/05/2007 01:16:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Aronofsky mi è sempre piaciuto. Ammettiamo pure che le sceneggiature non siano mai cosi articolate e complesse come si dovrebbe, ma a parer mio, la capacità che ha di esprimere i suoi concetti piu o meno visionari attraverso l'uso del mezzo registico è eccezionale. Sarà che riesce a racchiudere con una fotografia curata e la sua regia un po manieristica tutto quello che è necessario per fare arrivare la giusta emozione al momento giusto.
Non ho compreso completamente il film appena finito di vederlo anche perché si presta a diverse interpretazioni, soprattutto, sempre ad una prima occhiata, mi è rimasto il senso di fastidio nel non riuscire ad individuare il confine tra la metafora e la realtà delle scene.
Riflettendoci risulta più chiaro il fatto che non ce ne frega assolutamente niente di tutto questo perché comunque il messaggio chiaro della vita che si genera dopo la morte è il nocciolo della questione.
E' molto più intelligente di quello che sembra nell'utilizzare la fede cristiana e buddhista allo stesso tempo. Due idee nettamente diverse, la vita eterna dopo la morte, universo generato ed evoluto su una retta che va dall'inizio alla fine e vita eterna intesa come ciclica, morte e vita sono solo fasi che si ripetono, la retta diventa un cerchio. Ammetto che, mentre il servitore di Dio nella Spagna del sedicesimo secolo (perché sempre per la giusta Chiesa combatteva) era nei ranghi, l'accezione buddhista dell'uomo del futuro (palesemente ispirato alla posizione di Shakyamuni nel momento dell'illuminazione) è un po troppo stereotipata. Avendo discretamente approfondito tutte e due le religioni posso dire che il modo in cui descrive questo viaggio riuscendo a stare in equilibrio tra le due è eccezionale, non fosse altro perché partono da principi generatrici nettamente differenti.
Ora credo questo sia il nucleo portante del film, ed è ovvio che concetti cosi grandi sono stati espressi sicuramente da milioni di autori, e più lo spettatore è acculturato più vedrà discorsi o riferimenti a milioni di autori/poeti/filosofi e storcerà il naso perché quei discorsi, particolarmente interessanti per lui, non sono stati affrontati a dovere o sono stati solo sfiorati... ma potrebbe anche non essere cosi; alle brutte ci si può sempre lasciar cullare dalle immagini.