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CHILDREN OF MEN - I FIGLI DEGLI UOMINI regia di Alfonso Cuarón

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Beefheart     7 / 10  11/09/2007 17:41:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dramma fanta-apocalittico ambientato tra una ventina d'anni a venire, quando le donne perdono inspiegabilmente la capacità di rimanere gravide, mettendo così in serissimo pericolo la continuazione della razza umana. L'ambientazione è un'Inghilterra (ma potrebbe essere ovunque), visivamente affatto futuristica, attanagliata dalla morsa della paura di una fine inevitabile e scossa dalla conseguente tensione sociale. Qualcosa sta estinguendo l'uomo; forse l'aria che respira, forse l'acqua, forse il cibo, forse la vita insalubre in generale; qualcosa impedisce da 18 anni la nascita di un nuovo bambino ed in questo contesto l'umanità se ne va verso la deriva in rassegnata attesa.
Come è facile immaginare, il contesto è molto grave, così come molto pesante è l'atmosfera che avvolge l'intero film.
Spesso in passato gli scenari da tragedia planetaria sono stati pretesti utili per inscenare impressionanti contesti post-catastrofici ai limiti del proponibile e del credibile, al solo scopo di stupire il più possibile lo spettatore, attraverso la maggiore diversificazione possibile fra la realtà quotidiana e rassicurante e la fiction cinematografica, spaventosa ma evidentemente artificiale ed irreale. Ecco quindi che ci si trovava alle prese con fantasiosi costumi da guerriero metropolitano, avvenieristici mezzi di trasporto, edifici fatiscenti ed armi medievali, personalità deviate, menti stravolte e corpi martoriati; il cataclisma come punto di passaggio tra la nefasta era moderna ormai passata ed il ritorno allo status pre-tecnologico per un'umanità autodecimatasi perchè incapace di vivere in pace sulla terra.
Questa volta il regista decide di non stravolgere e non smostrare paesaggi e personaggi; sui muri periferici della metropoli appare, forse, qualche murales in più; per strada, sui marciapiede, qualche cartaccia di troppo ed in alcuni casi una insolita desolazione, che possa fare intendere che non tutto va come dovrebbe, ma niente di più. Al massimo si spinge in qualche scena di guerriglia urbana, dove gli indifesi disarmati si ammucchiano l'uno sull'altro in cerca di un nascondiglio sicuro, ma il tutto è più che verosimile. Molto ben realizzate, per altro, le sequenze degli scontri a suon di mortaio e carri armati, tra l'esercito ed i rivoluzionari asserragliati nei palazzi della città.
La stessa sceneggiatura non ricorre mai alla spettacolarizzazione dei propri personaggi e delle loro azioni; al contrario essi sono caratterizzati in maniera del tutto semplice e naturale. Ecco perchè ciò che apparentemente sembra tendere al futuristico, in realtà non è altro che un potenziale presente.
Escluso quindi il rischio della banalizzazione per eccessiva enfatizzazione, si è pensato di favorire l'efficacia del prodotto ricorrendo ad un grande cast, nel quale spiccano un convincente Clive Owen nei panni di un pacifista attivista ed un capelluto Michael Caine in versione eremita-frikkettone-dissidente.
Perfettamente in linea con il taglio stilistico di tutto il film è anche l'ottima fotografia, fondamentalmente cupa, essenziale, nitida e realistica.
Particolare attenzione merita la colonna sonora, frutto di un azzeccato agglomerato di brani pop britannici, assemblati dal regista che gioca a mettere a confronto diverse epoche a costo di farle stridere tra di loro; ecco perchè mentre scorriamo gli eventi ci troviamo ad ascoltare vecchi brani di Deep Purple e King Krimson, una sorprendente versione di Ruby Tuesday eseguita da Battiato e svariati altri pezzi moderni di Libertines, Kode9 ed altro.
Nel complesso l'ho trovato un prodotto valido: non esageratamente ruffiano nè troppo disfattista. Consigliato.