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CHILDREN OF MEN - I FIGLI DEGLI UOMINI regia di Alfonso Cuarón

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6½ / 10  08/12/2006 02:37:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo diceva Carmelo Bene, "il massimo impegno civile è l'autocontestazione". Chiedo pertanto scusa per i toni accesi e polemici che talvolta ho usato commentando i pareri altrui, pero' riconosco la ragione: principalmente, siamo tutti avversi e favorevoli a qualcosa, ma nel mondo di oggi, dove è difficile difendere a spada tratta anche un'opinione, non è irrilevante pensare che quasi tutti stiamo subendo delle influenze esterne (culturali, si diceva una volta) per cui ci è difficile comprendere profondamente il limite di qualcosa, o le potenzialità.... è un errore che faccio anch'io molto spesso, e che mi dà col tempo una forte frustazione dei miei limiti...

Dunque, fatto questo preambolo, dovrei giudicare il film di Cuaron con un tono pacato e riflessivo (al contrario della delirante escalation del film) e invece mi ha fatto incazzare di brutto, dopotutto rilevante per parlare di un film che poteva essere un'opera di grande rilievo e che invece si adagia comodamente sugli allori...

Cuaron ha fatto la scoperta dell'acqua calda? Sa che il mondo di questo passo è condannato alla sua fine prematura? L'aborto dei bambini o degli uomini futuri, cfr. la stessa cosa.
Non proprio: il film si inserisce in modo tutto sommato intelligente nella corrente di film che trattano questi temi, dal filone catastrofico a quello pseudo-horror ("L'alba del giorno dopo"), dalla fantascienza blandamente contemporanea di Spielberg ("la guerra dei mondi") al fumetto radical-chic di "V come vendetta", e via dicendo.
Se si guarda indietro di venti o trent'anni, un po' di saga à la Mad Max, un'eco dissonante di Carpenter ("fuga da New York"), il sensazionalismo greve e instant-movie di "the day after", il geniale "brazil" di Gilliam, Orwell e Bradbury-Truffaut inclusi ("fahrenheit 451").

Per "i figli degli uomini" - film che ha nettamente diviso critica e pubblico come raramente era accaduto - si potrebbero tranquillamente utilizzare tutti i voti della pagella a seconda delle sequenze che a poco a poco filtrano nella vicenda, nello schema del film.

Ci sono immagini realmente straordinarie:

- I bivacchi dei viandanti e il bestiame dei profughi in gabbia come i deportati dalla gestapo di un tempo (8)

- L'agguato nel bosco con il ferimento della Moore (8)

- La spettrale luce invasiva dell'aula di una vecchia scuola abbandonata (con la frase straziante "è molto strano quello che succede in un mondo senza voci di bambini") (9)

- La "rivoluzione culturale passiva" di un tizio che salva le grandi opere d'arte, con quella riproduzione di "Guernica" (Picasso) splendidamente sovrana alle pareti di una stanza, dove la cultura non ha piu' una ragione di esistere nè di essere "protetta" (10)

- La stessa interpretazione di Caine (che a onor del vero ha qualche punto di contatto col personaggio di Robbins ne "la guerra dei mondi", anche se in positivo)

E a questo punto, potrei chiudere con una valutazione altissima, e tutto finisce qui.

Purtroppo il film è irrisolto, tremendamente enfatico e soprattutto sorretto da cadute di tono fortemente urticanti, per non dire dolorose.

Un film che, se puo' arrivare molto in alto, puo' scendere molto molto in basso, specialmente quando esaspera ancora di piu' i toni a cominciare dalla lunga battaglia bellica che fa pensare a un'outtake di "salvate il soldato Ryan", ma che comunque vanta una sua decorosa efficacia se non altro perchè ricorda tristemente un'altro conflitto, quello etnico del kossovo (tecnicamente Cuaron gira la lunga sequenza come fosse un film di guerra del cinema dell'est) (6.5)

Il peggio, davvero, è questa pretesa disperata (e, riconosco, tutta "univer-
sale") di decantarci la solita morale del disegno Divino, decantato nell'ipocrita sequenza del neonato che "ferma" per pochi minuti la guerra degli adulti, e a questo punto il messicano ci costringe - alla faccia della laicità tanto sbandierata e vanamente - a genufletterci (in barba ai milioni di bambini che muoiono ogni giorno, direi, a costo di essere demagogico).
Voto: 1 perquesta scellerata e ricattatoria pretesa ecumenico-religiosa.

Senza contare il numero di grossolane sequenze che scivolano, piu' spesso di quanto si pensi, nell'involontariamente comico (la molesta e pettegola zingara, il goffo parto da parte di Owen della bambina, l'atroce sequenza finale in technicolor - voti? 4 - 2- 1.

O anche cercando di essere magnanimi, come giustificare una serie di dialoghi onestamente privi di buon gusto anche per un vero credente ("Gesu' aveva una sorella" ma vaff...).? (3)

Peccato, pero': Owen sempre piu' in ruoli da Nicholas Cage se la cava discretamente e resta quell'ineffabile, dolorosissima esperienza umana di un mondo allo sbando, che va preservata e rispettata, con la giusta inquietudine, ma senza il prezzo di doverci sorbire la ramanzina finale, piu' agghiacciante di qualsiasi brutale futuro: se il fine degli uomini è preservare la propria continuità attraverso un nascituro (un nuovo...Gesu'?) è lecito pensare che davanti alla morte letale della specie sia un gesto assolutamente inutile

A questo punto la media fa
123roy  11/12/2006 12:39:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bravo ma usa lo spoiler silvuplè...
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  11/12/2006 20:43:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho detto troppo? Mi spiace ma non è una gran rivelazione in fondo
kral99  19/12/2006 14:42:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che palle, ma non puoi scrivere un po' meno....?
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  20/12/2006 21:44:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No
Edo  22/12/2006 15:00:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Riesco a risponderti solo adesso.
Molto d'accordissimo sulla prima parte, meno sulla seconda, ma non perchè non hai ragione: il tuo punto di vista, la sensazione e la lettura "relisiosa" del film, porterebbero anche me all' "urticarmi" festidiosamente il piacere del film.
Solo che a me questa linea di lettura non è arrivata come principale: c'è una battuta che fa la ragazza all'inizio, quanmdo lui gli chiede "Chi è il padre", e lei, ironica "Nessuno, io sono vergine", per poi scoppiare a ridere. Questo passaggio lo sentito come il mettere da parte il facile riferimento a Maria, Gesù... e via dicendo.
D'accordo che il bambino, rappresentando la speranza, è come Gesù, ma scavalcando il paragone, mettendo da parte il facile riferimento, e tornando al senso della storia, ecco che la nascita non va riferita al singolo, ma all'evento stesso di una nascita, o meglio, rinascita: non un salvatore quindi, qualcuno da seguire, da "idolatrare" (come invece apre il film, con la morte del giovane Diego), ma la prova che tutto possa cambiare, forse in meglio. Ecco che quindi quel silenzio, mentre passano giù dalle scale, è potentissimo nel momento in cui, subito dopo, tutto torna nel caos della guerra. E se un messicano s'inginocchia, non deve essere letto a simbolo universale, almeno secondo me, ma inserito in un contesto di reazioni umane naturalissime (come chi sorride, chi pange, chi guarda senza rendersi conto)...
La nascita, la goffaggine di Owen: a parte la splendida, tecnicamente, sequenza digitale, ho trovato giusta la sua goffagginbe, sdrammatizzando un evento che altrimenti si' che poteva diventare enfaticamente la "Natività" . E invece diventa un parto crudo, reale.
Per la zingara non sò che versione hai visto: quella doppiata in italiana probabilmente hai ragione (pregi e difetti del nostro doppiaggio"), ma in inglese stonava meno (pur trovandola anche io a volte sopra le righe).
Ecco quindi che sentendo più forte l'attualità iraquena, afgana, la deriva "culturale" di un mondo che ha scelto una forma sbagliata di globalizzazione, il film mi ha dato quella bella rabbia e inca(zz)atura riflessiva, senza cadere nel retorico o buonismo, parlando del prewsente con un film di "fantascenza", dando una soluzione che in questa "società moderna" è cosa rara: l'altruismo fino a'eccesso del sacrificio: paradossalmente se c'è un Gesù, questo è Owen

Invia una mail all'autore del commento kowalsky  22/12/2006 23:44:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Puo' darsi che hai ragione, in effetti il tema ricorre piu' spesso di quanto si immagini (anche nei film tratti da fumetto, come spiderman vs. la lettura di un'eroe eticamente rivolto a sostituire nelle speranze della gente la paura di aver perso per sempre D.io e quindi la sua assenza proverbiale).
Continuo pero' a trovare che certe sequenze siano girate male, troppo enfatizzate e deliranti, e questo priva secondo me il film dell'interesse che aveva lo script nella prima parte.
Condivido sul doppiaggio vergognoso.
Comunque se è un film sulla passività umana, ammetterai che ideologicamente è un poco confuso: i soldati che si sparano addosso io li percepisco sempre come una variazione del tema à la Fuga da New York, nel senso di una tradizione contemporanea della fantascienza, mentre in realtà dovrei riflettere sul fatto che neanche un'avvento fondamentale riesce a scongiurare il conflitto, se non per pochi istanti. E' un'approccio stilistico secondo me sbagliato e un po' anacronistico (come potrebbe del resto dopo i capolavori di Carpenter o della saga Mad Max indicarci qualcosa di diverso?).
Buon natale
Edo  23/12/2006 13:41:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie, buon Natale a te