caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA GRANDE RAPINA AL TRENO regia di Edwin S. Porter

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Terry Malloy     7½ / 10  27/02/2013 17:13:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un capolavoro per il tempo. Un film in cui si vede tantissima futura storia del cinema. Indimenticabile l'emblematic shot finale, con il bandito Barnes. Nel cinema americano il dualismo manicheo buoni/cattivi ha sempre funzionato. I cattivi ci affascinano di più e per questo viene dedicato loro tantissimo spazio rispetto ai buoni. Il catalogo dell'epoca ci dice che l'inquadratura emblematica poteva essere situata all'inizio e alla fine, ma non in mezzo. Questo, osserva Noel Burch, è dovuto alla distanza tra film (storia) e pubblico. Il pubblico è qui esterno, estraneo all'intera vicenda narrata, non tifa per nessuno e quindi non fa strano che la scena del massacro del macchinista sia così violenta. A nessuno importa dei personaggi, come invece accade nel cinema di oggi, che è violento proprio nella misura in cui permette un'identificazione totale col personaggio oltraggiato. La questione è di ordine sociologico: era un pubblico che preferiva non partecipare emotivamente agli eventi narrati dal mezzo filmico. La distanza permetteva anche di riutilizzare vari attori (come il passeggero ucciso che è anche quello che balla nel saloon qualche secondo dopo - la scena di ballo western è un tipico festevole diversivo).
"The great train robbery" è ancora un bel film, perché sfrutta la consequenzialità narrativa, e non più la giustapposizione delle vedute. Ci sono ancora delle incongruenze di montaggio (come la direzione di uscita fuoricampo) poiché la sequenzialità non implica la necessità di un raccordo scenico. Citato da Scorsese (per l'emblematic shot, Joe Pesci) e probabilmente anche da Tarantino in Pulp Fiction, questo progenitore del cinema d'azione va visto assolutamente da chi ama il cinema.