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DELIRIA regia di Michele Soavi

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Alpagueur     7 / 10  28/11/2020 13:38:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il regista Michele Soavi, qui al suo debutto, è l'ultimo dei maestri italiani dell'orrore ad arrivare sulla scena, quando Mario Bava, il più grande tra loro, era morto e praticamente tutti gli altri avevano già superato il loro apice! Per questo, forse, al suo lavoro è stata prestata un po' più della dovuta attenzione: con questo intendo dire che, mentre il film in rassegna è chilometri più avanti di quanto veniva sfornato durante l'ultimo sussulto del c.d. 'euro-cult', non suscita lo stesso livello di divertimento trash di cui il sottogenere 'giallo' era ben capace durante il suo periodo di massimo splendore (nonostante il fatto che Soavi abbia immediatamente mostrato la sua capacità con l'uso esperto della steadycam dappertutto, per non parlare di un incipit intelligente che ha un omicidio ricco di suspense rivelatosi semplicemente parte dello spettacolo, la colonna sonora implacabile e rumorosa basata sul sintetizzatore, che la colloca saldamente negli insipidi anni '80, è positivamente fastidiosa)! Tuttavia, essendo il terzo dei suoi lavori che ho visto (assieme a "La Chiesa" del 1989 e "La setta" del 1991), posso dire di essere stato davvero deluso solo dal primo dei due, mentre la sua bizzarra interpretazione del sottogenere zombie di "Dellamorte Dellamore" del 1994 rimane, di gran lunga, la sua uscita più sostenuta. Ad ogni modo, il film ha un miliardo di titoli alternativi stranieri, come "Bloody bird", "Stage fright" e "Sound stage massacre" (tutti più o meno indicanti il "panico da palcoscenico"), ma anche due in italiano, vale a dire "Aquarius" e "Deliria", la cui versione stampata è stata in realtà supervisionata dal prolifico e versatile mentore di Soavi, la figura di culto Joe D'Amato!
Il film è fondamentalmente una ricostruzione del film di metà ciclo vitale di Pete Walker "Lo spettacolo di carne e sangue" (1972) o se vogliamo ancora di più de "Il gatto e il canarino" (1978) di Radley Metzger , completo di un attore squilibrato (di nome Irving Wallace!) nascosto dietro la follia omicida, che indossa una inquietante e smisurata maschera da barbagianni piuttosto che una da mostro sfigurato pieno di cicatrici; condannato, fugge dal manicomio in cui è stato incarcerato (St. Mary's Psychiatric Hospital), approfittando di una premessa inverosimile, cioè che la protagonista di una compagnia teatrale (C.B.A.), Alice, è andata al pronto soccorso nello stesso ospedale psichiatrico per curare una distorsione alla caviglia, accompagnata in macchina dalla sarta di scena e amica Betty, e il maniaco ha scelto proprio quel momento per scappare (nascondendosi nel sedile di dietro durante il viaggio di ritorno al luogo in cui sono in corso le prove) La prima (e più oltraggiosamente eliminata) vittima, infatti, è proprio la compagna della ragazza che è stata in qualche modo costretta ad unirsi agli altri in ritardo e che riceve sommariamente un colpo di piccone alla bocca mentre sta fuori da sola sotto la pioggia per aver dimenticato i fari accesi. In genere, l'atmosfera dietro le quinte era già tesa ma, con l'omicidio, le cose naturalmente degenerano fino a diventare febbrili: inoltre, lo spietato regista Peter (David Brandon) approfitta addirittura della situazione morbosa decidendo col produttore Ferrari di fare la prima dello show un paio di giorni in anticipo dal momento che il pubblico avrebbe fatto a spinte per vedere uno spettacolo nel quale una delle principali attrici (anche se Betty era soltanto la sarta di scena ma Peter furbescamente coi giornalisti l'aveva fatta passare per una protagonista) era stata eliminata! Ben presto, strani avvenimenti all'interno del teatro rendono palesemente chiaro che qualcun altro è lì con la troupe: a proposito, un altro tocco manipolativo da parte del regista del musical in scena è quello di avere il mostro (un uomo vestito da barbagianni apparentemente derivato dall'incredibile sequenza di apertura de "L'uomo in nero" del 1963 di Georges Franju, anche se li abbiamo una testa d'aquila, comunque sempre di un rapace notturno trattasi) nello spettacolo non è più anonimo ma è battezzato con il nome del vero serial killer... quindi il regista del film prende Brett e ovviamente gli fa assumere effettivamente quel ruolo del maniaco sanguinario Wallace, imitando una celebre scena di "Tenebre" (1982) di Dario Argento e nascondendo il corpo dell'attore (Giovanni Lombardo Radice) che lo interpreta!
Il palcoscenico è così pronto per un bagno di sangue, con la troupe in balia di un maniaco che, anche se nettamente in inferiorità numerica, ha sempre il sopravvento fino al prolungato climax: un uomo si ritrova legato a testa in giù dal soffitto; un altro è perforato attraverso una porta e proprio nel petto con un trapano (sicuramente tra gli strumenti di uccisione più popolari del genere horror!); circa quattro persone diverse vengono fatte a pezzi con una motosega (idem) con Brandon che viene amputato di un braccio e poi decapitato con un'ascia!; Radice viene catturato dai membri della troupe stessa quando, vestito proprio come l'assassino, lo scambiano per il loro inseguitore! Alla fine spetterà alla stessa ragazza (che era stata lasciata per morta da una collega invidiosa) che lo ha ' liberato' dare una punizione all'assassino: mentre lui sta mettendo a posto tutte le vittime sul boccascena sedendosi poi su una poltrona ed accarezzando il simpaticissimo gatto nero (Lucifero) che si vede all'inizio e ogni tanto nel film, con lui stesso a presiederle, lei sta sotto le travi in legno tutti cercando di recuperare l'importantissima chiave del portone (una macchina della Polizia stazionata fuori, poi, è completamente ignara della strage, anche grazie alla pioggia battente!). Comunque la insegue, lei scappa in cima a un'impalcatura e, quando lui cerca di arrampicarsi, taglia il filo spesso con un'ascia, facendolo cadere a terra. Tuttavia, si rialza di nuovo (per inciso, l'assassino rimane un vero e proprio cifrario, nello stampo di Michael Myers del franchise di "Halloween") e viene inghiottito dalle fiamme. Per fare un po' di ordine vedere sotto nello spoiler la sequenza esatta delle morti, alcune delle quali davvero truculente.

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Adesso vediamo un po' di considerazioni finali. Le musiche sono interessanti, a volte sullo psichedelico/prog rock a volte un po' sul lirico, "Opera", "Phenomena"...Simon Boswell ci ha sempre messo lo zampino cooperando con Claudio Simonetti, quindi le reminescenze sono ovvie (diciamo che qui fa le prove generali per il suo vero capolavoro che arriverà due anni dopo con la OST di "The Ogre", L. Bava). Giovanni Lombardo Radice, il sanguinario cocainomane Mike Logan di "Cannibal Ferox", non delude, qui è un po' più maturo (6 anni in più rispetto a Ferox) ed stato 'sedato' a dovere, ma ciò non gli impedisce di dispensare perle di ironia e disprezzo verso i colleghi/colleghe e soprattutto verso il regista ("there's no business like show-business...there's no business like show-business...", divertente la sua cantilena!), Soavi ha saputo impiegarlo bene, molto molto meglio di quanto abbia fatto Fulci in "Paura nella città dei morti viventi" (dove gli è stata assegnata una parte davvero penosa e insignificante, quella del ritardato Bob). Soavi ha incontrato per la prima volta scrittore/regista Dario Argento nel 1979, quando il regista prese Soavi sotto la sua ala dopo aver appreso i loro stessi gusti con il cinema. Argento ha reso Soavi il secondo assistente alla regia per il film "Tenebre" (1982) con Lamberto Bava come primo aiuto regia. Soddisfatto del suo lavoro, Bava ha assunto Soavi come suo assistente alla regia per il thriller misterioso "La casa con la scala nel buio" (1983) con Soavi in un ruolo secondario. Successivamente, Argento riportò Soavi a lavorare come assistente alla regia in "Phenomena" (1985) con Soavi che recita in un piccolo ruolo. Argento ha premiato Soavi assegnandogli il suo primo incarico come regista di un video musicale "The Valley" (la grande vallata) con musiche di Bill Wyman per il film "Phenomena", oltre che come regista per un documentario sui film di Argento. Soavi ha lavorato di nuovo per Lamberto Bava come assistente alla regia in Dèmoni (1985) in cui è apparso anche Soavi. Soavi ha sempre anche avuto un debole per la filmografia di John Carpenter, tutto questo per dire che in questo film "si respira" un bel po' di entrambi i registi (Argento e Carpenter): il camerawork nella sala dei costumi con Laurel (Mary Sellers) è molto buono, così come le soggettive dal basso del killer lungo i cavi sui soppalchi del teatro e nell'attrezzeria alla ricerca del trapano, la sequenza di spalle di Alice nel corridoio, gli zoom montati progressivi sulle maschere, il primo piano della bocca di Alice col rossetto...i riferimenti a "Tenebre", "Halloween", "Phenomena" sono molteplici. Lamberto Bava e Michele Soavi sono stati il braccio destro e sinistro di Argento per diverso tempo quindi non meravigliamoci di certe analogie, sono una cosa normalissima. La parte più divertente del film, a parte le saltuarie e simpatiche divagazioni sul gatto nero, è quando, rimasti in 5, si mettono in testa (finalmente direi) di far fronte comune e andare stanare il killer ("si diverte, non lo capite? si sta divertendo" dice il cinico regista Peter al resto del gruppetto a un certo punto). Willy alla fine dice ad Alice: "quella pistola è un cannone, bastava solo togliere la sicura e mettere il colpo in canna io lo avrei fatto fuori al primo colpo, gli avrei fatto saltare il cervello", è una mezza fesseria, la Beretta 92FS (M9) che impugna prima Alice e poi lui stesso per uccidere il killer è una normalissima semiautomatica calibro 9mm, la classica (ex ormai) pistola di ordinanza delle forze di polizia americane, non così potente come voleva far credere insomma (non è un caso che sia costretto a centrarlo in fronte per ucciderlo, altrimenti quel calibro non è così devastante nel colpo singolo e facilmente il killer sarebbe ancora sopravvissuto). Abbiamo anche un piccolo cameo dello stesso Soavi nei panni del poliziotto giovane seduto in macchina sotto la pioggia ("non ti sembra che somiglio a James Dean?" chiederà al collega più anziano). Senza dubbio un buon thriller/horror 'masquerade', ne consiglio almeno 1-2 visioni senza riserve.