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SOTTO IL VESTITO NIENTE regia di Carlo Vanzina

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Alpagueur     7 / 10  16/11/2020 19:42:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Carlo ed Enrico Vanzina collaborano con Franco Ferrini per "adattare liberamente" l'omonimo romanzo di Marco Parma (pubblicato per la prima volta nel 1983), aiutandosi con un mix di realtà e frammenti di dialoghi e dando libero sfogo a tutta la capacità telecinetica di Crane. Quando si tratta di cinema horror, adoro il giallo italiano e adoro gli anni '80, ma una combinazione di entrambi di solito non vale la pena. Il Giallo è irrimediabilmente legato agli anni '70 e purtroppo solo una manciata di titoli gratificanti uscirono negli anni '80, per lo più diretti da Dario Argento ("Tenebre", "Phenomena", "Opera") o Lamberto Bava ("Morirai a mezzanotte", "La casa con la scala nel buio", "Le foto di Gioia"). È stata quindi una piacevole sorpresa che "Sotto il vestito niente" (alias "Nothing underneath"), diretto da Carlo Vanzina, si sia rivelato come un piccolo gioiello trascurato nel sottogenere. Lo scenario spesso non ha alcun senso e i colpi di scena sono poco plausibili e assurdi, ma questo non ha importanza e anzi lo rende anche più interessante in termini di "giallo". L'ambientazione, la premessa e i disegni dei personaggi sono rudimentali come in questo tipo di film. Nel lucido e competitivo business della moda di Milano, c'è uno psicopatico folle che uccide le modelle con un gigantesco paio di forbici luccicanti. Il vecchio stanco commissario di polizia (Danesi), a sole due settimane dal pensionamento, non ha la più pallida idea di dove iniziare le sue indagini, ma fortunatamente riceve l'aiuto di un giovane ranger del Wyoming, Bob. Il ragazzo ha assistito all'attacco contro la sorella gemella Jessica attraverso una connessione telepatica tra di loro, e ora è andato a Milano per cercarla. Mentre sta scherzando con bellissime modelle, l'assassino continua allegramente ad infierire su altre reginette di bellezza. Sebbene del tutto irrilevante per la trama, questo film ha almeno un titolo che ha davvero senso. I gialli hanno spesso titoli dal suono adorabile ma senza senso, ma questo è del tutto accurato poiché molti di queste modelle non indossano nulla sotto i loro vestiti e le minigonne. Nonostante la nudità e una presentazione straordinariamente elegante, la prima mezz'ora è piuttosto lenta e sull'orlo della noia. Il plot viene quindi fortunatamente salvato da alcuni colpi di scena altamente inventivi e deliziosamente inverosimili, rendendo il resto del film soddisfacentemente eccitante e persino pieno di suspense. Gli ultimi dieci minuti sono assolutamente fantastici e quasi alla pari con il livello qualitativo dei film degli anni '80 dei già citati registi Argento e Bava. Come già detto, il regista Carlo Vanzina riesce addirittura a dimostrare stile e estro, come attraverso l'uso di immagini al rallentatore e gli scorci colorati delle sfilate. Gli omicidi, d'altra parte, sono un po deludenti, perché avrebbero dovuto essercene di più e soprattutto più sanguinosi. C'è un'uccisione incredibilmente brutta che coinvolge una pugnalata alle spalle, ma il concetto ha offerto molte più opportunità per rappresentare sangue e spargimento di sangue. La sceneggiatura elabora avidamente tutti i cliché e gli stereotipi tipici dell'industria della moda italiana nel film, compresi gli impiegati voyeuristici dell'hotel, i party sfrenati della droga e la dura competizione tra le donne. La colonna sonora contiene alcuni meravigliosi brani anni '80 come "One Night in Bangkok", che mi fa sempre sorridere. Donald Pleasance interpreta l'anziano commissario che disperatamente, ma invano, cerca di apparire come un vero italiano. Il ruolo di Pleasance non è così importante, ma porta sicuramente un po' di fama alla produzione trascurata. Anche il sequel (1988), intitolato "Sotto il vestino niente 2" ("Too beautiful to die"), diretto da Dario Piana, è un film piuttosto interessante. Le storie di entrambi i film non hanno aspetti di trama o personaggi in comune ma sono comunque considerate sequel perché entrambe uscite nella seconda metà degli anni '80 e ambientate nell'universo della moda italiana. A completare il terzetto ci penserà nel 2011 sempre Carlo Vanzina no "L'ultima sfilata" ("The last fashion show"), che ripropone il clichè della moda vista come un mondo incantato e crudele che diventa una favola nera, che indossa un vestito solo formalmente più raffinato. In questo primo episodio (e nel terzo), la sceneggiatura è di Franco Ferrini (quando un giallo è piacevole, c'è sempre il suo zampino), così come le belle musiche di Pino Donaggio...lodevole lo score finale (l'immolazione al rallenty) su delle note dolci e strazianti allo stesso tempo. Da non perdere.

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